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108 saggi critici

egli prorompe romorosamente come una tempesta lungo tempo trattenuta; ora si gitta nel fantasticare, e si profonda nella piú astrusa mistica. Diviene taciturno, malinconico, irrequieto, impaziente. Lontano dall’azione, il campo del possibile e del reale gli fugge dinanzi, si fabbrica un mondo d’immaginazione, e vi dispone uomini e cose secondo il desiderio. Sono i sogni de’ proscritti, che i piú si portano nella tomba. Il sogno di Dante è rimaso immortale.

Quale fu questo sogno? Il che significa: quale fu il concetto che Dante si formò dell’universo? I nostri sogni, le nostre aspirazioni sono conseguenze delle nostre opinioni, del nostro sapere.

Dante fu dottissimo: abbracciò quasi tutto lo scibile. La dottrina era a quel tempo cosí rara, c’era mezzi si scarsi di acquistarla, che bastava essa sola a procacciar fama di grand’uomo. E Dante fu celebrato meno per la grandezza dell’ingegno, che per la copia e varietá delle sue cognizioni, perché ad estimar lo ingegno pochi hanno valore; laddove della dottrina, fatto materiale, tutti dar possono giudizio.

Teologia, filosofia, storia, mitologia, giurisprudenza, astronomia, fisica, matematica, rettorica, poetica, fece suo tutto il mondo intellettuale di quel tempo. E se vi aggiungi le peregrinazioni e le ambascerie, che gli porsero modo di conoscere tanta varietá di uomini e di cose, puoi senza esagerazione affermare che di esperienza e di sapere avanzò i contemporanei. Né di tutto questo avea giá notizia superficiale; perché non c’è idea ch’egli non esprima con chiarezza e con padronanza della materia.

La scienza era ancora un mondo nuovo, non del tutto scoverto; l’antichitá si levava appena sull’orizzonte, e gli spiriti intendevano piú a raccogliere che a discernere. Era il tempo dell’ammirazione. Rimanevano prostrati innanzi a’ grandi nomi, ed accoglievano con aviditá qualunque opinione a cui potevano attribuire una nobile prosapia. Cosi a poco a poco erasi formato un cumulo d’idee attinte da varie fonti; con quanta concordia nessuno se ne dava pénsiero, non vi si guardava tanto pel sottile. Bastava a’ piú una sintesi provvisoria nella quale entravano fatti diversi e contrarii. Ma non se ne contentavano i grandi