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106 saggi critici


Non solo ci è qui il linguaggio della magnanimitá, ma dell’orgoglio; ci è la coscienza della propria grandezza; ci è: — Io, Dante Alighieri — . Dall’alto del suo piedistallo gira con disdegno lo sguardo su tutto ciò che è plebe e plebeo; perdona piú facilmente un delitto che una viltá. Le nature serie e ideali si conoscono assai meglio per i loro contrarii; il contrario di Dante è il plebeo. Diresti quasi che si sentiva di una razza superiore, per nobiltá non pure di sangue e d’ingegno, ma ancora d’animo. Né rimane giá in quest’attitudine di dignitá passiva; non è una natura freddamente stoica; il foco interiore divampa vivamente al di fuori. Ha la virtú dell’indignazione, ha l’eloquenza dell’ira. Tutte le potenze dell’anima erompono con l’impeto della passione. E quando nel suo stato di miseria lo vediamo rilevarsi di tutta la persona su’ potenti che lo calcano e far loro ferite immortali, è si bello di collera, che comprendiamo l’entusiasmo di Virgilio. Non ch’egli non abbia i suoi momenti di sconforto e di abbandono; ma al sentimento squisito del dolore succede subito l’energia della resistenza. Fu cosí sventurato, eppure non ci è una sua pagina, nella quale domini quel sentimento di prostrazione morale, quel non so che fosco e fiacco, cosí frequente ne’ moderni. Diresti che il dolore non ha tempo di uscir fuori senza trasformarsi in collera: tanto subita è la reazione della sua forte natura. Or, questo supremo disprezzo per tutto ciò che è ignobile, questo farsi egli stesso il suo piedistallo e incoronarsi con le proprie mani, questo interno dolore superbamente contenuto, si che, mentre il cuore sanguina, il volto minaccia, imprime sulla sua figura severa una grandezza morale, qualche cosa di colossale, che ci ricorda il suo Farinata.

Nella sua etá giovanile tutto suona di Beatrice. Appresso, entrato nelle pubbliche faccende, Firenze diviene il centro ove convergono i suoi pensieri. Da ultimo, datosi con piú acceso studio alla teologia ed alla filosofia, la vista si allarga. Esce dalla piccola Firenze, e si leva ad unitá non solo italiana, ma umana; diviene cosmopolita Guarda al di lá dei contemporanei, pensa alla posteritá; non gli basta la fama, vuole la gloria.