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pier delle vigne | ii3 |
potendo concepire gemiti senza persone che gemono; Dante ode e guarda: nessuno! Il sentimento dell’innaturale lo percote, e si arresta smarrito:
Io sentia d’ogni parte tragger guai, E non vedea persona che il facesse: Ond’io tutto smarrito m’arrestai. |
Questa è la prima impressione. Nella seconda impressione l’uomo si sforza di spiegare il fatto e suppone che le persone gementi sieno nascoste:
Io credo ch’ei credette ch’io credesse, Che tante voci uscisser tra que’ bronchi Per gente che da noi si nascondesse |
Dante’ non accetta l’innaturale, la sua natura d’uomo vi resiste, e di tanto piú gagliarda sará l’impressione sulla incredula sua fantasia quando ad istanza di Virgilio coglie un ramoscello da un gran pruno:
E il tronco suo gridò: Perché mi schiante? Da che fatto fu poi di sangue bruno, Ricominciò a gridar: Perché mi scerpi? Non hai tu spirto di pietade alcuno? |
Qui il fantastico prorompe da tutte le parti: non solo gemiti ma sangue e voce esce insieme dal tronco; Dante è sopraffatto, ed il maraviglioso giunge insino al suo estremo. Si è osservato che il concetto di questo tronco è tolto da Virgilio. Ma ecco la differenza. In Virgilio il contrasto è implicito e si rivela in impressioni. Mihi frigicLus horror membra quatti... Eloquar, an sileam? e ci vedi quel liscio di stile tutto virgiliano che rende elegante anche l’orrore. A Dante basta il semplice collocamento, il disporre in modo la scena, che il naturale messo avanti renda irresistibile l’impressione del fantastico. Di che ecco qui un