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Lezione XII

L’INFERNO

[il concetto nel brutto]


L’inferno è il regno della materia, del falso, del male, del brutto, la negazione di Dio. E poiché l’arte è la manifestazione del bello, nasce la questione in che modo Dante ha potuto trasfigurare il brutto e renderlo poetico.

La scuola classica sbandisce affatto il brutto dall’arte, avendo innanzi il simplex et unum di Orazio, la semplicitá della bellezza greca, vuota di contrasto interiore. Essa rassomiglia il poeta a quel pittore che ritrasse Elena con innanzi sette bellissime donne, facendo di sette bellezze imperfette una bellezza compiuta. Questa critica, partendo dalla semplicitá greca, va a finire nell’astratto del pensiero e della morale, vizio radicale della Ragion poetica del Gravina. Cosi il Tasso, condannando l’Achille omerico come un misto di bene e di male, concepisce il suo Goffredo secondo un astratto tipo morale. La scuola romantica afferma essere il brutto un elemento essenziale dell’arte moderna, perché questa rappresenta la vita come essa è, un avvicendarsi di dolore e di gioia, di male e di bene, di brutto e di bello. Tale è la scena de’ servi ubbriachi, che succede alla uccisione di Dunkan. Questa scuola, partendo dalla pienezza della vita moderna nell’arte, gravida di differenza e di contrasto, va a terminare nell’imitazione della natura e nella preponderanza della realtá storica. Questi due principii sono stati giá confutati