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58 primo corso tenuto a torino: lez. viii

colpa di origine contiene in sé il germe d’ogni peccato, onde si dee redimere con la penitenza, col fuoco purgante. Adunque qua e lá traspare il generale, l’umano; ma Dante ha saputo cosí farlo suo, ma esso è sceso in una personalitá cosí varia e cosí piena che vi ha perduto in gran parte la sua astrattezza. E dico in gran parte, perché gli orientali guardano principalmente che l’emblema o la figura risponda pienamente al figurato senza darsi altrimenti pensiero della bellezza: nei greci l’amore e lo studio delle belle forme giunge a tale che il concetto non di rado si smarrisce e quasi si obblia, laddove le concezioni dantesche non possono dirsi né astrattamente simboliche né schiettamente estetiche. Il poeta non perde giammai la coscienza del generale come generale; il che altera alcuna volta la purezza e la ingenuitá delle sue fantasie e lascia il lettore freddo e perplesso; ma questo difetto cosí comune a’ moderni è in lui largamente ristorato dalla onnipotente immaginazione.

Lo stesso diremo de’ mezzi de’ quali si vale il poeta per la sua redenzione. L’uomo per salvarsi ha bisogno della Ragione e della Fede. Ma siccome l’uomo diviene qui un individuo, cosí la Ragione e la Fede non sono né idee astratte né personificazioni, ma vere persone.