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dante 5i


della repubblica; fu ambasciatore a Roma: sbandito, andò ramingo in Italia, in Francia, in Inghilterra, peregrinando di cittá in cittá senza trovar mai pace e con l’occhio sempre rivolto verso la patria che non dovea piú rivedere; mori a Ravenna.

È questa la vita di Dante? Può esser questa la vita di un grande uomo e la vita di un uomo volgare; la vita di un uomo onesto e la vita di uno scellerato. I fatti per se stessi sono ciechi, ove ad essi non date l’occhio dell’intelligenza: la vita di un uomo è la storia della sua anima, meno quello ch’ei fa che quello ch’ei pensa e sente. Vediamo Dante quale egli si dipinge nelle sue poesie.

Ne’ nostri giovani anni sentiamo tutti confusamente agitarsi dentro di noi un mondo intero di forme e d’immagini, forme eteree e tremolanti, senza determinazione, senza limite, raggi di luce non ancora riflessa, non ancora graduata ne’ brillanti colori dell’iride, suoni staccati che non rendono ancora armonia. Ciascuno di noi ha sentito qualche volta in sé del cavaliere errante, ha sognato le sue fate, i suoi palagi d’oro, i suoi castelli incantati; ciascuno di noi ha avuto nella sua prima giovinezza, come canta Goethe, qualche dama a proteggere, qualche magia a disfare, qualche tristo a castigare; né altrove è l’incanto della poesia ariostesca, pittura schiettissima e vivace dell’etá giovanile del mondo moderno. Ma questo stato è transitorio; ben tosto la realtá ci toglie a questi sogni dorati, ed incomincia la serietá, l’austera prosa della vita. Nel solo poeta quel mondo fantastico interiore permane e si fa signore della sua anima, e gli tumultua al di dentro impaziente, cupido di luce e di vita, d’informare di sé tutto il creato. E quando la realtá vi contraddice, quando i poeti si abbattono in un mondo che non comprendono, che non li comprende, costretti a rimaner chiusi in sé in un vano fantasticare, essi si sentono incompiuti; e questo stato di negazione, del quale acquistano coscienza, è dolore, e si chiama la noia: è il santo dolore di Giacomo Leopardi. La noia è una malattia sconosciuta all’etá prima de’ popoli e degl’individui: il mondo è allora ancor nuovo, le illusioni sono ancor fresche e le speranze ancor verdi: l’universo è tutto una