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44 | primo corso tenuto a torino: lez. vi |
Dante; ma niente aggiungerebbe al pregio intrinseco della poesia, che ha in sé la sua ragione ed il suo valore.
Guardate una piramide: voi non conoscete a qual uso fosse destinata e di che sia simbolo. E che importa? Per ammirarla e per dire: — Ecco una sublime poesia! — voi non dovete fare altro che guardarla. Ma ecco un antiquario che vi dirá: — Quella piramide era un sepolcro di re — ; ed ecco un filologo che soggiunge: — Guardate quei caratteri; ella era sepolcro del tal re, nel tal tempo. — Preziosa scoperta per la storia, ma superflua per l’arte. Dante ha avuto finora i suoi mille antiquarii e filologi, tanto meno felici di quelli, quanto è men facile di spiegare l’opera libera del poeta che il lavoro essenzialmente simbolico dell’architetto.
Dante ha avuto i suoi mille antiquarii e filologi: non è egli tempo che nella grande poesia si cerchi la poesia, cioè quello per cui Dante è immortale?