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da moltissimi esempi, per ficcarli in queste crasse intelligenze, inavvezze alla meditazione; e forse dovrò ridurmi a leggere loro Dante e spiegarlo parte a parte1.

E un mese dopo, il i7 giugno, come abbiamo giá riferito, annunziandogli di aver terminate le lezioni generali su Dante, aggiungeva di averne dovuto abbreviare alcune e omettere altre per adattarsi ai giovani «di ottima volontá, ma indietro molto negli studi». Vero è che la lezione sul brutto, a Torino, gli era riuscita, come egli c’informa, «pessima», si che vedendo a Zurigo i caratteri di Diomede Marvasi aveva promesso a se stesso di fargli onore con una bella lezione:

E mi è riuscita di lá da ogni mia aspettazione. È la prima volta che i giovani sonosi scambiate delle occhiate; vi è stato un punto in cui tutti sonosi sentiti alzare dalle loro sedie senza accorgersi; alla fine i piú vivaci, capo Scazziga, hanno mormorato: magnifica lezione! Dico mormorato, perché nella loro testa ci è che applaudire la lezione significa giudicare il maestro e farsi suo eguale. Non credere però che abbiano valutato il fondo: sono troppo indietro; è la forma ed il calore che li trascina2.

Ma anche questa lezione, che fece tanto colpo sugli uditori, a rileggerne ora il riassunto3, ci conferma che, a parte il calore del sentimento e la freschezza dell’espressione, non scaturí da una meditazione nuova Si deve anzi notare che man mano che la materia dei corsi torinesi si venne esaurendo, le lezioni del De Sanctis si ridussero a una guida nella lettura del Purgatorio e del Paradiso, guida certo sapiente, che indicava la concezione dei due mondi e la natura della loro poesia.

Dei riassunti delle lezioni zurighesi, per evitare un’inutile ripetizione, ho riprodotto solo quelli che riguardano le lezioni nuove sul Purgatorio, dal sesto all’undicesimo, e tutti quelli sul Paradiso.

Ringrazio pubblicamente la famiglia Frizzoni e l’editore Einaudi, che mi hanno consentito di riprodurli, e in particolare il chiaro prof. Sergio Romagnoli, che non solo ha interposto i suoi buoni



  1. Op. cit., p. 64.
  2. Op. cit., p. 82.
  3. Appendice, n. 3