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nota 427


Le poche pagine autografe delle carte XVI. A. 72 sono costituite da due foglietti, le cui facciate portano la numerazione da 2i a 28. Sono minute, come chiariscono le correzioni; e poiché sulla facciata 25 è scritto di mano del De Sanctis: «Lezione ii», si può essere sicuri che le facciate 2i-24 contengano, monca del principio, la lezione X, sul carattere di Dante, e quelle 25-28 la XI, sulla cultura di Dante, monca della fine. Mancano, da quanto siamo venuti osservando, in fascicoli del tempo, le lezioni dalla I alla IX, la XII, sul concetto nel brutto, la XV, sulla passione tra l’indifferente e il brutto, la XVI, sulla natura nell’inferno, quasi la metá della XVJI, sui demòni, e l’ultima parte della XXI su Farinata. Di queste son pqesso di me le prime sei nelle bozze della stampa iniziata dal Laurini e in copie di sua mano, eccetto la II; le altre, tranne la IX, soltanto in copie di sua mano, certamente estratte dai fascicoli andati forse smarriti nelle vicende che abbiamo innanzi narrate.

Come IX ci è parso opportuno ristampare quella su Beatrice, che lo stesso Laurini pubblicò a parte nel 1914, come primizia del volume delle lezioni, che si proponeva di dar presto alla luce, sia perché nelle sue copie, dopo l’ottava lezione, scrisse sotto il titolo «Beatrice»: «Si riproduca il saggio giá stampato», sebbene in un secondo momento cancellasse l’indicazione; sia (e questa è, senza dubbio, una ragione molto più valida) perché il De Sanctis, terminando la VII lezione, annunziava il contenuto delle due successive: Dante e Beatrice.

Ma, a questo punto, ci si presentano due questioni. La prima è questa: — Le lezioni, pervenuteci attraverso le bozze di stampa o le copie del Laurini, riproducono fedelmente i manoscritti che ora non si trovano piú? — Nell’introduzione al saggio su Beatrice egli dichiarò di averle «studiosamente purgate e restaurate»1. Ed invero corresse gli evidenti errori, che si trovano nei fascicoli dovuti alla penna del Marvasi; ma non si limitò a questo. Dal confronto tra alcune lezioni, di cui esistono i manoscritti e, nello stesso tempo, le sue copie, possiamo assicurare che i restauri arbitrari non mancano, sebbene si riducano a sostituzioni di parole e di frasi, a modificazioni di periodi, a brevi omissioni o aggiunte. Cosi alla lezione su Francesca da Rimini aggiunse



  1. Op. cit., p. xlv.