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incompleta, trova la sua continuazione nel primo degli ultimi tre fascicoli delle carte XVI. A. 72. Chi sia il primo amanuense non sappiamo dire; ma il secondo fu certamente il discepolo e amico dilettissimo del De Sanctis, Diomede Marvasi. La identificazione risulta incontestabile sia dal confronto della scrittura tra le lettere autografe, che il Marvasi inviava al maestro a Zurigo tra il i856 e il ’601, e il manoscritto delle lezioni; sia dal seguente passo della lettera, che il maestro, pure da Zurigo, gli scriveva il i7 giugno i856:

Sono terminate le lezioni generali su Dante; alcune le ho abbreviate, altre le ho omesse, per accomodarmi a’ giovani, che sono di ottima volontá, ma indietro molto negli studi. Martedí ho cominciato l’Inferno. Ho veduto la prima lezione nel mio manoscritto, ed ho trovati i tuoi caratteri, e mi sono commosso. Povero Diomede! Cosi impaziente, ed hai avuto l’animo di scrivere tante lezioni sotto la mia dettatura2.

Né possono far difficoltá alla identificazione i frequenti errori, perché alcuni sono dovuti alla fretta e ai fraintendimenti, particolari a chi scrive distrattamente sotto dettatura3, altri alle abitudini fonetiche, caratteristiche dei napoletani4.

Dal brano della lettera riportato e da ciò che segue poco dopo sembra anche potersi dedurre che il De Sanctis cominciasse a dettare le sue lezioni al Marvasi proprio con la prima sull’Inferno, XII di questo volume:

Quella prima lezione, a cui assistette Massari, ti ricordi? riuscí pessima. Ma, vedendo i tuoi caratteri, io ho detto: bisogna fare onore a Diomede; farò una bella lezione. E mi è riuscita di lá da ogni aspettazione.



  1. Bibl. Naz. di Napoli, XVI. C. 44, n. 53, Lettere di Diomede Marvasi a F. De Sanctis, giá pubblicale nelle Lettere da Zurigo del De Sanctis allo stesso Marvasi, a cura della moglie di quest’ultimo, con prefazione e nota di B. Croce, Napoli, Ricciardi, i9i3.
  2. F. de Sanctis, Lettere dall’esilio (i853-i860), raccolte e annotate da B. Croce, Bari, Laterza, i938, p. 82.
  3. Per es.: O de Risi per Oderisi; stati serbi per stati servi; bel letto per belletto; vanis per vanitas; papato ad ultero per papato adultero ecc.
  4. Per es.: sblendore per splendore; aristograzia per aristocrazia ecc.
    Di questi errori diede esempio anche il Laurini, pubblicando il saggio del De Sanctis su Beatrice (op. cit., p. XLV, n. i).