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                                         Irritat, mulcet, falsis terroribus implet,
Ut Magus, et modo me Thebis, modo ponit Athenis.
     

La poesia moderna, dopo di aver condotta alla piú minuta notomia l’imitazione della realtá, e l’analisi del sentimento, ritorna a questa maniera temperata e vereconda dello stile dantesco; onde lo studio della Divina Commedia può essere antidoto efficacissimo contro questo naturalismo e sentimentalismo, come suole chiamarsi, di cui non mancano ancora oggi esempi, principalmente presso i francesi. Di che non vogliamo inferire che questo stile si abbia a proporre come perfetto, e meno come unico esemplare: perché, oltre che lo scrittore non dee essere altro mai che se stesso, se questa maniera di dettare può essere in alcun modo conforme a questo genere di poemi a quadri e a scene, come ne’ Trionfi, nell’Amorosa visione, nella Basvilleide; ne’ lavori, per contrario, dove una sola azione si snodi nel contrasto de’ caratteri e degli affetti si richiede maggiore determinazione ne’ particolari e soprattutto piú ricca esplicazione subbiettiva, che non è nella Divina Commedia. Nelle presenti condizioni della poesia signoreggia meno la forma e piú il sentimento; il che se è un male, tal sia: ciascun tempo ha la sua necessitá. Dante, per l’opposito, trasporta tutto al di fuori, e il sentimento vi è spesso nascosto e trasparente di sotto dalla forma. Il perché la sua lettura può tornare utile a temperare gli scrittori da quel lirismo astratto e rettorico, nel quale leggermente oggi si sdrucciola.

Ma giá fin dal principio di questo secolo la poesia in alcuni grandissimi si è alzata alla dignitá dell’ideale; e certo segno della ristaurazione del buon gusto è la stima in che è venuta presso l’universale la Divina Commedia, avendo essa, come la Scienza nuova del Vico, varcate le Alpi, divenute amendue parte essenziale dell’educazione del pensiero umano. L’indirizzo ontologico preso dalla filosofia e dalla critica, il favore in che sono venuti gli studi storici, massimamente intorno al medio evo, il culto rinascente delle forme, se non nella loro ingenuitá natia, almeno come simboli e caratteri estrinseci del vero, fanno abba-