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esposizione critica della divina commedia 4i5


modo, secondo sua facoltá, di condurre e svolgere il concetto. Dante nell’immenso orizzonte, che gli si move dinanzi, non fisa lungamente lo sguardo su’ singoli obbietti; ma passa lievemente di cosa in cosa, per modo che le individualitá par che si fuggano davanti e si perdano nella totalitá della vista. E medesimamente ei non segue il pensiero o l’immagine nelle sue particolari gradazioni; ma con veloce immaginare trascorre di una in un’altra, conseguendo con la copia delle cose quell’effetto, che altri ottengono con la quantitá degli accessori. I suoi periodi sono brevissimi; anzi sono, d’ordinario, sentenze che hanno termine col verso: alla quale maniera serrata e ricisa di poetare è bene accomodata la terzina, siccome l’uso che prevalse dopo dell’ottava rima ci mostra giá il nuovo indirizzo, per il quale si fu messa la poesia italiana. Pratichissimo della lingua ed uso a trarre, senza ritegno, dal provenzale, da’ dialetti e dal latino, egli non è punto impacciato da quelle distinzioni spesso pedantesche di parole nobili e plebee, italiane e fiorentine, poetiche e prosaiche, eleganti e volgari, e da altrettali differenze che vennero dappoi, di questo unicamente sollecito, che la parola renda il pensiero cosí vivo e caldo com’è nella sua mente. Egli mira piú all’armonia che alla melodia, piú all’evidenza che all’eleganza, piú alla proprietá che alla nobiltá del linguaggio; e, secondo che è richiesto alla forza e brevitá del suo stile, egli abbonda di vivaci ellissi, di arditi costrutti e di vocaboli comprensivi; di maniera che la parola rappresenta la cosa nella sua vivente unitá, mostrando sotto l’immagine un pensiero e sotto il pensiero un sentimento. L’arte s’indirizza non a’ sensi, ma all’immaginativa; né dee ritrarre dell’obbietto altro che il razionale o l’ideale, ma di guisa che lasci intravvedere la totalitá dell’apparenza, s i che la cosa monca nella rappresentazione si offra intera alla fantasia. Qui è l’eccellenza di Dante, la cui visione si raccoglie nel centro, ove vanno a convergere i raggi, illuminando con la luce di lá riflettentesi tutto il contorno. Rapido è il suo sguardo, ma animatore; e dove ch’ei passi lascia orme incancellabili: diresti che egli abbia la chiave magica di Faust, con la quale vivifica tutto ciò che tocca.