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esposizione critica della divina commedia 40i


rari, e seguendo mal volentieri il poeta nelle sue fantasie sopraumane. Molta parte di poesia è nell’individuale e nel subiettivo, come si può sentire ne’ brevi tratti, ne’ quali Dante dá affetti e caratteri particolari a’ suoi personaggi.

                                         Oppresso di stupore alla mia Guida
Mi volsi, come parvol che ricorre
Sempre colá dove piú si confida.
     E quella, come madre che soccorre
Subito al figlio pallido ed anelo
Con la sua voce, che ’1 suol ben disporre.

     Come l’augello, intra l’amate fronde,
Posato al nido de’ suoi dolci nati
La notte che le cose ci nasconde,
     Che, per veder gli aspetti desiati,
E per trovar lo cibo onde gli pasca,
In che i gravi labor gli sono grati.
     Previene ’l tempo in su l’aperta frasca,
E con ardente affetto il Sole aspetta,
Fiso guardando, pur che l’alba nasca;
     Cosi la Donna mia si stava eretta
Ed attenta, rivolta invêr la plaga
Sotto la quale il Sol mostra men fretta.

                    .    .    .    .    .    .    .    e vidi un Sene
Vestito com’le genti glorïose.
     Diffuso era per gli occhi e per le gene
Di benigna letizia, in atto pio,
Quale a tenero padre si conviene.
     

Ma nel paradiso, concepito nel modo che abbiamo mostrato, non può aver luogo alcuna determinata gradazione dell’animo; e gli stessi canti, che avrebbero potuto porgere occasione di esplicare e svolgere gli affetti, come sopra ogni umano uso, rimangono nel vago e nel generale del sentimento. Il che, se può bastare alla musica, non può contentare la poesia, massime ove non sia unicamente lirica, ma di forma narrativa: onde non resta altra via al poeta che di mostrarsi tanto largo nella parte

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De Sanctis, Dante.