Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
esposizione critica della divina commedia | 379 |
diso. Cosi nell’aspetto di Catone noi vediamo impressa l’immagine veneranda del saggio antico, ma irradiata di celeste luce. Le ombre sono contente nel fuoco; gli affetti hanno dolci e temperati, il desiderio puro d’inquietudine e di ansietá; ed il poeta adopera le immagini piú tenere e soavi a ritrarre questa pace interiore.
Era giá l’ora che volge ’l disio A’ naviganti e intenerisce il cuore, Lo di c’han detto a’ dolci amici addio; E che lo nuovo peregrin d’amore Punge, se ode squilla di lontano, Che paia ’l giorno pianger che si muore: Quand’io incominciai a render vano L’udire, ed a mirar una dell’alme Surta, che l’ascoltar chiedea con mano. Ella giunse e levò ambe le palme, Ficcando gli occhi verso l’oriente, Come dicesse a Dio: D’altro non calme. Te lucis ante sí devotamente Le uscí di bocca, e con sí dolci note. Che fece me a me uscir di mente. |
Tutto spira caritá ed affetto; e poiché nei particolari è la vita della poesia, come avverti uno de’ nostri piú giudiziosi critici, Gian Vincenzo Gravina, l’autore rende visibile il sentimento nell’azione. Il purgatorio è sparso di tratti affettuosi. Le anime nell’incontrarsi fannosi festa insieme, congaudendo, per dirla con l’energia dantesca.
Lí veggio d’ogni parte farsi presta Ciascun’ombra, e baciarsi una con una Senza ristar, contente a breve festa. Cosi per entro loro schiera bruna S’ammusa l’una con l’altra formica, Forse a spiar lor via e lor fortuna. |
La ricordanza dell’amicizia è rappresentata in Dante e Casella con immagini e con modi di dire di una gentilezza petrarchesca.