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376 appendice


amò fanciullo con amore di uomo. Beatrice morta divenne l’ideale della sua poesia, la bellezza della virtú, la parola della veritá; né altro essa è nella Divina Commedia. Ella comparisce nel primo aprirsi della scena con un misto di tenero, di soave, di celeste, che è amore, ma amore giá trasfigurato e santificato. Il poeta ci desta cosí di lei una grande aspettazione; la quale, rinfrescata a quando a quando durante il misterioso viaggio, giunge alla vivacitá dell’impazienza, quando è annunziata la sua venuta. L’amante non può contemplarla, cioè a dire non può giungere a beatitudine, che non abbia innanzi cancellato anch’egli i suoi falli nel fuoco purgante. Un muro di fiamme lo divide da lei; ed egli, dapprima restio, vi si gitta entro, vinto dall’amoroso desiderio.

                               .    .    .    .    .    .    .    .    .    Or vedi, figlio,
Tra Beatrice e te è questo muro.

     Lo dolce padre mio, per confortarmi,
Pur di Beatrice ragionando andava,
Dicendo: Gli occhi suoi giá veder parmi.

     Vedi il Sol, che in la fronte ti riluce;
Vedi l’erbetta, i fiori e gli arboscelli,
Che quella terra sol da sé produce.
     Mentre che vegnon lieti gli occhi belli,
Che lagrimando a te venir mi fenno,
Seder ti puoi, e puoi andar tra elli.
     

Il comparire di Beatrice è lo sparire di Virgilio; e noi con lo stesso dolore di Dante ci separiamo da un compagno, al quale ci eravamo giá tanto affezionati. Mai l’umana saggezza non comparve sotto forme piú amabili: carattere nobilissimo, nel quale il decoro e la gravitá son temperati da paterno affetto. Il suo pensiero è di una severa dignitá; ma la sua parola è cortese ed amica; e sembra in vista un uomo onorando, la cui fronte serena e il sorriso benevolo raggentilisca anche il rimprovero.

Dal pianto di Dante per la partita di Virgilio è tratto un felicissimo passaggio al cominciamento del dialogo.