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Ma piú sovente il gesto cospira con la parola alla compiuta, espressione dell’affetto; né ci ha cosa di tanta pietá, quanto i muti atti di Paolo consonanti come una musica malinconica con le parole di Francesca. La parola è la piú compiuta manifestazione dello spirito e il piú docile strumento della fantasia, sola essa che possa ritrarre in tutte le sue misteriose ambagi il cuore umano. In Dante ella prende tutte le forme, dalla prosa del semplice ragionamento fino alla piú alta espressione lirica. Ne’ caratteri comici brevi dialoghi, pronte risposte, amari frizzi, motti grossolani, e malizie e lordure; il fango osceno della vita in rapidi tocchi, quasi l’alto animo del poeta rifugga dal vile spettacolo.

                                    Ché voler ciò udire è bassa cosa.      

La Commedia è una ironia piú o meno delicata della vita; il corpo che fa la parodia dello spirito, la prosa che imita con caricatura la poesia, opposizione tra l’essere e la apparenza, dal cui improvviso contrasto scoppia il riso. Ma il poeta ha l’animo troppo nobile e sdegnoso, né sa indugiare con pazienza lo sguardo sulle umane fralezze: il suo sorriso è amaro; di sotto alla facezia spunto il disdegno, e spesso nella mano la sferza gli si muta in pugnale. Oltreché egli rappresenta comicamente solo la parte piú sozza ed abbietta del carattere umano; sicché i suoi motti e le sue immagini tengono molto del buffonesco e del plebeo; del qual genere è tipo l’ignobile piato di Sinone e Mastro Adamo.

La parola tragica è cosa perfetta. La tragedia rappresenta la lotta impotente dello spirito con la materia, risoluta in una unitá superiore, il Fato, la ragione, la provvidenza, secondo le tendenze e le condizioni razionali de’ tempi. In questo contrasto talora lo spirito si mostra delicato, sensitivo, femminile, con l’eloquenza del dolore senza il sublime dell’azione; talora con piena coscienza della sua dignitá; imprigionato nella materia, si sente libero, e, vinto, ancora serba la sua serenitá e il suo disdegno. Secondo il primo tipo è Pier delle Vigne, Francesca da Rimini, Cavalcante Cavalcanti; secondo l’altro Farinata degli Uberti, Capaneo e Dante stesso: nel conte Ugolino sono ambi tem-