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tutto. La forma che vi corrisponde è la personificazione. Cosí Lucia, la Donna gentile ecc. sono semplici generi con un nome di battesimo. Supponete che volendo il poeta rappresentare l’uomo in generale l’avesse chiamato Dante, e che questo Dante non fosse che il puro genere sotto le mentite sembianze dell’individuo, ed avrete la personificazione. Questa forma è il peccato di tutti gl’ingegni mediocri. È una forma, in cui l’allegoria non è ancora oltrepassata, perché, quantunque il figurato stia nella figura, ci sta come figurato, come una generalitá, di cui la figura è il semplice involucro. Il genere non dee chiudersi maestosamente in se stesso, come un Dio ozioso; dee trasformarsi, diventare tipo. Nel genere è la condizione della poesia, nel tipo è la sua culla, è il primo apparire della vita. Forma tipica è per esempio il Tasso del Goethe e la Lia e la Rachele di Dante. Rachele che sta seduta tutto il giorno e mai non torce l’occhio da Dio, è piú che un genere, e meno che un individuo, è un tipo. É il concetto della vita contemplativa, divenuto immagine ed azione, divenuto una persona contemplante, ma una persona in abbozzo, cosí poco realizzata che potresti chiamarla quasi un’idea platonica, cioè il semplice esemplare. Quando il poeta giunge al tipo, ha giá oltrepassata la forma didascalica, l’allegoria e la personificazione, si trova giá nel mondo visibile, prima condizione della poesia. Nel tipo il genere apparisce, acquista una forma. Nel didascalico la forma è una metafora, nell’allegoria è una figura, nel genere è una personificazione. La chiamiamo forma per un abuso di linguaggio, perché veramente non è se non un mezzo artificiale ed esterno per rendere accessibile all’immaginazione il pensiero, da cui rimane distinta. Nel tipo questa dualitá è superata; la forma penetra nell’essenza, s’immedesima col pensiero, il pensiero esiste come forma; non puoi piú spiccare l’uno dall’altra, non puoi neppure piú dire pensiero o forma, come ben puoi nelle forme antecedenti; hai bisogno di un nuovo vocabolo per esprimere questo nuovo essere, quest’uno di due, il tipo.

Nel tipo nasce la persona poetica, ma solo come persona divina, cioè come il permanente nel perpetuo divenire delle cose, sottratto al prima ed al poi, all ’ubi ed al quando, alle passioni ed alle vicissitudini: di che stupendo esempio è la Fortuna di