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dai riassunti delle lezioni a zurigo 337


cristiano, per esempio del santo Stefano di Dante. Il brutto vi sta, ma in lontananza, nell’ombra, e lo sguardo si arresta su quei tratti ne’ quali si rivela lo spirito.

Nel primo stadio lo spirito o il concetto è separato dal brutto: cosí un oggetto immondo e schifoso può essere nondimeno caro come memoria di un amico o di un parente. Tale è il brutto simbolico: l’Egiziano s’inginocchiava innanzi a quel mostro, che per lui era un Iddio; dileguatosi il significato per me ritorna un mostro.

Quando il sole irraggia la statua di Mennone, essa manda suoni musicali; tramontato il sole, essa ritorna una statua senza moto e senza vita, i piedi aderenti e le braccia rientrate. Quel sole deve calare al didentro della statua, quel concetto dev’essere il suo concetto, si che vivano inseparabilmente l’un l’altro: allora sará compiuta la trasfigurazione del brutto. Lo spirito può trasfigurare il brutto in tre modi corrispondenti alle tre forme dell’arte, comico, sublime e bello.

Abbiamo il comico, quando la bruttezza è accompagnata con la malizia, di cui sono esempii i buffoni de’ teatri ed il Sancho Pança del Cervantes.

Abbiamo il sublime, quando la bruttezza è congiunta con la forza fisica, come ne’ giganti, e con la forza morale, come in Riccardo III. Il gigante è sublime, perché noi guardiamo non a quella immane massa di carne, ma all’idea di forza, all’idea dell’infinito che si sveglia in noi. Esso è sublime come il fulmine e la tempesta. Riccardo III è sublime, perché in un corpo deforme chiude un’anima eroica.

Vaglia per tutti il suo famoso grido: Un cavallo, un cavallo! Il mio regno per un cavallo!

Abbiamo il bello, quando in un corpo brutto vive un’anima passionata e gentile. Tale è la Saffo.

Dante ha adempiuto a queste condizioni? Ha saputo egli trasfigurare il brutto? Lo vedremo nell’altra lezione.

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De Sanctis, Dante.