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il paradiso 3ii


Gli è come il canto accompagnato dal suono della cetra:

                                         Siccome a buon cantor buon citarista
Fa seguitar lo guizzo della corda.
     

Ma o succeda o coesista col pensiero il sentimento non è ancora uno con lui; di modo che si possono scindere l’uno dall’altro. Al contrario nel discorso dell’aquila sulla insufficienza dell’umano giudizio, che in pelago non vede piú il fondo, il sentimento che in ultimo si manifesta, ha un contenuto strettamente legato col pensiero.

                                         Or tu chi sei che vuoi sedere a scranna
Per giudicar da lungi mille miglia
Con la veduta corta di una spanna?
                                                                      (canto XIX)
La benedetta immagine che l’ali
Movea sospinte da tanti consigli.
     Roteando cantava e dicea: «Quali
Son le mie note a te che non le intendi,
Tale è il giudicio eterno a voi mortali».
     

Questo sentimento celeste si rivela in alcuni pochi tratti, ed in un modo troppo indeterminato. Se non che a quando a quando vi si aggiunge il terreno a dargli maggior varietá e calore. Uno de’ luoghi piú belli è quando il poeta giunto nella costellazione dei Gemini, sotto l’influenza della quale era nato, vede di lá tutto l’universo da lui percorso, e la terra che gli sembra un’aiuola lo fa sorridere di scherno.

                                    L’aiuola che ci fa tanto feroci
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .
Col viso ritornai per tutte quante
Le sette sfere e vidi questo globo
Tal ch’io sorrisi del suo vii sembiante.
     

Certo Dante ha lasciato fuggirsi di mano questa magnifica situazione, dove non ha saputo trovare altro raggio di poesia, che quello che gli viene da quel piccolo globo del quale si ride.