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308 dai riassunti delle lezioni a zurigo


l’essere è un’astrazione, che nell’esistere apparisce all’immaginazione e può divenire poesia. Il filosofo comincia dall’essere o dall’ente; il popolo ed il poeta comincia dall’esistente o da Dio. Parimente le cose create hanno ciascuna il suo tipo, che esprimono imperfettamente. Il tipo è un’astrazione e si rende poetico dandogli un’esistenza. Gli antichi ne fecero delle divinitá; Platone tanto studiato da Dante ne fece delle intelligenze spirituali; il cristianesimo ne fece l’idea di Dio che risplende in tutto il mondo.

                                         Ciò che non muore e ciò che può morire
Non è se non splendor di quella idea,
Che partorisce amando il nostro sire.
     [Ché quella viva luce che si mea
Dal suo lucente, che non si disuna
Da lui né dall’amor che in lor s’intrea,]
     Per sua bontate il suo raggiare aduna
Quasi specchiato in nove sussistenze,
Eternamente rimanendosi una.
     Quindi discende all’ultime potenze,
Giá d’atto in atto tanto divenendo
Che piá non fa che brevi contingenze.
     

Abbiamo dunque un contenuto scientifico concreto; Dio, immobile motore del tutto, che crea amando; gli astri, mosso ed illuminato ciascuno da un’intelligenza; le idee figlie di Dio esemplari delle cose; la caduta dell’uomo per il peccato di Adamo e la sua redenzione per la passione di Cristo; tutto questo è visibile e poetico. Il poeta perciò può da una parte schivare l’astratto e dall’altra la forma dimostrativa. Vede e narra. Ma se cosí evita de’ difetti non raggiunge ancora la poesia. È come una storia naturale di piante, di minerali ecc. Omero non parla di Giove ma lo fa operare. In Dante tutto questo contenuto è spiegato, non è messo in atto e perciò rimane scientifico. Posta questa condizione impoetica aggiungi la insufficiente concretezza del contenuto, [le] intelligenze spirituali; e vedrai perché la forma non ha potuto penetrarlo; perché sfugge alla fantasia e dá luogo solo all’immaginazione. La fantasia è