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302 dai riassunti delle lezioni a zurigo


lazione è cresciuta di un quinto; gli stranieri vi affluiscono; gli abitanti de’ borghi sono a poco a poco divenuti fiorentini e competono di ricchezze e di potere co’ natii. In questo modo l’argomento acquista una forma generale che lo rende interessante; ma questo primo lavoro è comune al filosofo, allo storico ed al poeta. Qui al contrario in mezzo a queste spiegazioni spira l’impressione del poeta, ed è questo fuoco di espressione, questa violenza di sentimento, che ti dá la poesia. Cosi Dante rimprovera ad uno degli stranieri, che il suo avolo andava alla cerca; a Fazio da Signa l’occhio aguzzo per barattare:

                                                             ... e sostener lo puzzo
Del villan d’Aguglion, di quel da Signa,
Che giá per barattare ha l’occhio aguzzo.
     

Pure fin qui è una semplice poesia di partito che dal poeta è innalzata in una sfera piú ampia. Il vedere con tanta rapiditá alcune famiglie abbassarsi, altre salire, lo innalza alla contemplazione del nulla delle cose umane. È un sublime negativo successivamente ingrandito. Dapprima vedi sparir le famiglie, poi le cittá, e da ultimo la rapiditá dello sparire paragonato al va e vieni del mare sotto l’influsso della luna.

                                         E come il volger del ciel della luna
Cuopre e discuopre i liti senza posa
Cosi fa di Fiorenza la fortuna.
     

Il Tasso ha espresso il medesimo sentimento a proposito di Cartagine; ma giá vi senti quel difetto di colorito locale e di particolari, quella abbondanza di epiteti, quel romore di verso e quella prevalenza della forma, che piú tardi generò il secentismo. Oltre questo lavoro generale l’argomento scintilla qua e lá di alcuni tratti poetici ed è quando il poeta non si contenta dell’arido nome, ma esprime o l’impressione che ne riceve, o le qualitá di quel nome. Tale è il modo col quale caratterizza i Cavicciuli e gli Adimari.