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276 dai riassunti delle lezioni a zurigo


il paradiso terrestre, simbolo del celeste. Sono noti i giardini del Poliziano, dell’Ariosto, del Tasso, spiranti voluttá e mollezza. La descrizione di Dante è di quella casta bellezza che si richiede alla santitá del subbietto. Vi sono alcune immagini congiunte col sentimento che ne nasce, che si legano a tante altre immagini accessorie. Nel primo metter piede nella selva prova un certo sentimento ricreativo, vedendo la luce del giorno temperata dal verde dell’erbe e dalle ombre, e dalle fronde. S’incammina lento lento, quasi volesse sentire ad uno ad uno tutti gli odori. Vuol farci sentire quel sentimento di benessere che si prova quando sotto il calore del sole si sente battere nella fronte un’aura dolce; ed adoperando il verbo ferire, ne corregge il significato, dando cosí con questa correzione maggior risalto alla dolcezza dell’aura (canto XXVIII). Con naturale passaggio viene alle fronde e agli uccelli, ed è una delle immagini piú belle della natura, quel mostrare, che ti fa, gli uccelli sulle foglie tremolanti, che bevono con tutta letizia le fresche aure del mattino, e cantano, mentre il sussurro delle fronde fa loro eco.

Lezione IX

[Dante attore del suo mondo. Differenze tra Dante e Faust.]


Nel punto che Dante salendo al paradiso terrestre passa da uno stato nell’altro, è utile che considerata la visione, esaminiamo un poco il veggente, la parte che vi rappresenta Dante stesso. Dante non è solo il poeta od il cantore del suo mondo, ma l’attore principale e permanente. Egli è per dir cosí l’aria della poesia, colui che esprime l’impressione od il sentimento di ciò che si vede. La visione che, trasformata in impressione, risuona al di dentro del cuore. Né è solo una semplice eco, un viaggiatore di ozio e di curiositá; ma il viaggio è ordinato ad uno scopo alto e serio. È lo stesso scopo del Faust. Ambi partono dal male per giugnere al bene. Senonché il male per Dante è la vita reale, gl’interessi terreni che gli hanno fatto obbliare