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266 secondo corso tenuto a torino: lez. xii


Signori, mi sará egli dato di compiere questo lavoro? La vostra benevolenza continuerá ad incoraggiarmi? È appena un mese, è uscito in luce un altro lavoro straniero intorno a Dante, nuova concorrenza ad un’opera che dovrebbe essere italiana, il lavoro del Lamennais. Questo vecchio venerabile nell’etá di ottanta anni serbava tanta freschezza di mente da poter consacrare i suoi ultimi pensieri a Dante. Il suo lavoro fu troncato dalla morte: egli moriva, mormorando versi italiani, e con Dante nella fantasia. Il Lamennais aveva si alto ingegno che a fare questo lavoro bastògli il suo proprio sospingimento, la sua voce interna che gli diceva: — Scrivi! — Quanto a me, vi confesso, che non sarei giunto a colorire il mio disegno, se non fossi stato aiutato da voi. Il desiderio di far piacere a voi, il timore della vostra disapprovazione, l’ebbrezza de’ vostri applausi, e quella simpatica, quell’arcana comunicazione, che stringe insieme dicitore ed uditori, e dá al pensiero quel colore e quel movimento che invano si chiede nel silenzio del gabinetto; tutto questo ha cacciato me dall’inerzia, nella quale lunghi patimenti mi aveano gittato, e mi ha detto: — Avanti! — E s’io compirò questo lavoro, e se riuscirá cosa non al tutto indegna di Dante; io lo dovrò, piacemi il dirlo, a’ miei amici, che mi hanno incoraggiato con tanta costanza, ed a’ buoni torinesi, che mi hanno udito con tanto compatimento.