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critica antica e suo difetto 2i


stia fuori della materia e nella mente solo dell’artefice; che cosí non usciamo ancora dall’orologio, ed avremo sempre concordanza delle parti col tutto, niente di organico e di spirituale. La vera unitá dev’essere al di dentro della materia stessa, limite e misura e musica interiore, tutta in ciascuna parte. Onde se in Dante, se ne’ personaggi, se nella natura i due mondi coesistono in perpetuo ritorno l’uno nell’altro, questa energica ed armoniosa unitá voi dovete cercarla meno nel pensiero del poeta che nella natura della cosa. I due mondi sono materialmente distinti; ma quanto al loro significato sono solo una cosa nell’unitá dell’anima, nell’unitá della coscienza. Cielo e terra sono termini correlativi, e l’uno non può stare senza l’altro; il puro reale ed il puro ideale sono due astrazioni: ogni reale porta seco il suo ideale, ogni uomo porta seco il suo inferno e il suo paradiso, ogni uomo rinchiude nel suo seno tutti gli dèi dell’Olimpo. Questo inferno interiore nessuno può scacciarlo da sé, ed il mondo dantesco è questa voce della coscienza, fatta materia. Vi è un velo in terra, che ricopre la bassezza e la malvagitá agli occhi del volgo, potenza, grandezza, fortuna, ricchezza: questo velo Dante lo ha lacerato, ed il suo mondo è lo stesso mondo terrestre liberato dall’apparenza, la stessa vita umana, ma con uno specchio innanzi, in cui si mira e si giudica.

Tale è il significato profondo del mondo dantesco, di una vita eterna; poiché se mai venisse tempo che l’inferno e il paradiso dovessero esser tenuti in conto di fole, non ne sarebbe niente scemata la serietá di questa poesia: lo scettico può abolire l’inferno; ma non può abolire la coscienza. E qui è non solo la politica e morale dignitá dell’universo dantesco, ma ancora la sua grandezza artistica.

L’altro mondo rende i corpi ombre, ombre gli affetti e le grandezze e le pompe terrene, cioè a dire spiritualizza, trasfigura la storia; e nondimeno in quelle nude ombre freme ancora la terra, trema ancora il desiderio: i personaggi sono gli stessi, il teatro è mutato. Gli uomini e le loro passioni e vizii e virtú rimangono eterni, come statue, in quell’attitudine, in quella espressione di odio, di sdegno, di amore, in che li ha