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262 secondo corso tenuto a torino: lez. xii


corpi stanno ancor ne’ sepolcri terreni e non li riavranno se non nel giorno del giudizio universale? Abbiamo veduto le passioni tempestare negli uomini e condurli a grandi delitti. E che cosa sono queste passioni? che cosa è questa forza, santa sempre, che ora sospinge al bene, ora al male? E andando piú su, se questa è forza irresistibile, se noi siamo sottoposti agli influssi celesti, se vi è il fato o la Provvidenza; perché l’uomo dovrebbe essere premiato o punito di quello ch’ei fa? L’azione umana non è simile per avventura al cammino meccanico d’una pietra lanciata? Rispondere a queste quistioni egli è lo spiegare tutto lo spettacolo dantesco, la parte fisica e la parte morale, lo stato del corpo e lo stato dell’anima. Dante il fa; ed il fa spogliando la materia della sua cruditá scientifica ed amorosamente lavorandola. In che è posto questo lavoro? Innanzi tutto perché la veritá sia poetica, dev’esser presentata non come materia disputabile, ma come un fatto ammesso, non come qualche cosa che si dimostra, ma come qualche cosa che si vede; la poesia non dee contenere teoremi, ma assiomi; un poeta non dee parlare come un ragionatore, ma come un rivelatore o un veggente. E tali sono i caratteri della scienza ne’ poemi orientali, ne’ poemi biblici; tali nella Divina Commedia. Le anime nell’altro mondo hanno la ragione snebbiata dal senso; intuiscono direttamente il vero, veggono la veritá e dicono quello che veggono con la sicurezza e l’autoritá d’un oracolo. In questo modo si è vinta la prima difficoltá; la dimostrazione è esclusa dalla poesia. Qual è la forma che vi succede? Le veritá che costituiscono una scienza non sono astrattezze: sono forze vive, spirituali o naturali, che muovono il mondo. E quando voi non disputate intorno alla natura di queste forze, quando non disputate se dee esser questa o quella, quando me ne ammettete una qualsiasi, e me la dispiegate come operatrice in una catena di fenomeni; voi mi ponete innanzi qualche cosa che si muove e sí succede nello spazio e nel tempo, voi narrate, non dimostrate: la scienza qui diventa realtá, diventa storia: ella è il poema dell’universo. E cosí quando noi leggiamo alcune filosofie moderne ontologiche, quando vediamo da un principio solo germinare come per incanto a poco