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242 secondo corso tenuto a torino: lez. ix


si travaglia co’ piedi e colle mani, e sale e sale insino a che, giunti in su una ripa molto aspra, stanchi, si arrestano entrambi. Il corpo riposa, ma non lo spirito, poiché Dante, maravigliato come, volto a levante, il sole lo ferisca da mancina, entra con Virgilio in un discorso d’astronomia. In questo scoprono a sinistra un gran petrone, dietro del quale stannosi all’ombra i negligenti:

                                         Ed un di lor, che mi sembiava lasso,
[Sedeva ed abbracciava le ginocchia,
Tenendo il viso giú tra esse basso.]
     

Voi giá riconoscete in costui il nostro amico Belacqua. Quest’uomo, che per fuggire i raggi del sole se ne sta all’ombra, seduto, inchinata la persona, le mani intorno alle ginocchia, e gli occhi tra le ginocchia, è colto dalla fantasia poetica in una di quelle attitudini scultorie, che esprimono lassitudine, rilassamento, la persona in tutto il suo abbandono. A quella vista Dante non può tenersi di additarlo a Virgilio con un frizzo pungente, che la maraviglia gli cava di bocca. Ed ecco che il povero Belacqua non è lasciato in pace, non è lasciato vivere; ecco un caso in cui è costretto a far qualche cosa. Un uomo che si sente pungere, balza in piedi, si fa rosso di collera; Belacqua si volge e guarda; ma per guardare non si prende giá egli l’incomodo d’alzar la testa, come fa il comune degli uomini; alza solo la faccia, spingendo l’occhio per di sopra la coscia. E quando Dante gli giunge di rincontro, credete che egli si raddrizzi o che tolga solamente le mani dalle ginocchia? Punto del mondo. «Alzò la testa appena», dice il poeta. È il piú grande sforzo a cui egli giunge. Avete qui tutto l’esterno della poltroneria; ma le attitudini e i gesti non sono tutta la poesia, la quale è posta principalmente nell’anima, nel modo di sentire. Ciascun vizio ha la sua sofistica, colla [quale] colora ed inorpella se stesso: la poltroneria ha anch’ella la sua logica, una certa maniera di giudicare le cose. Tra Dante e Belacqua vi è un piccolo tratto di salita alquanto aspro; Dante motteggia Belacqua; e costui