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catone e belacqua 239


innanzi a questa saggezza santificata noi facciamo come Dante, noi pieghiamo le ginocchia, la nostra riverenza sale infino all’adorazione. Ma il corpo non è tanto trasfigurato, che non sia piú l’animo. Per Virgilio, che è estraneo alle cose celesti. Catone è il savio uomo, che egli conosceva, e per indurlo a cedere a Dante l’entrata del purgatorio, fa vibrare tutte le corde che hanno efficacia sopra di un cuore terreno. — Dante, egli dice, è qui venuto per ammirare un si gran personaggio. Egli cerca libertá, e chi piú degno di comprenderlo che colui che alla libertá ha sacrificato la vita? — Catone amava Marzia, e Virgilio non dimentica di pregarlo ancora per l’amore che egli porta a Marzia sua, della quale gli reca novelle. Libertá, gloria, ricordanza della sua morte, tutto è posto in opera da Virgilio che possa muovere il cuore di un uomo. Sono lodi che egli fa a Catone, ma degne dell’uno e dell’altro, fatte con finezza e delicatezza: vi si sente la veritá, il linguaggio di un uomo, che è mosso a farle non solo per il bisogno che ha d’ingraziarsi Catone, ma ancora perché le son vere, dettate da un verace senso di stima e riverenza. Ma Virgilio non ha capito Catone; vede in lui il grand’uomo, non comprende l’uomo divino; ed il poeta che nelle parole di Virgilio ci rappresenta il Catone terreno, nelle parole di Catone ci rappresenta il Catone divino. Catone non ha dimenticato Marzia; se ne ricorda con compiacenza; ma non si lascia piú muovere da alcun affetto terreno; le passioni non possono piú abitare nella sua anima calma. Vedete in lui giá abbozzato il tipo dell’anima purgante come io ve l’ho esposto, tutta la concezione sul fimi tare del purgatorio raccolta ed unificata in un uomo, in quella unitá che dicesi anima o persona. E se volete far paragoni, voi potete misurare tutta la distanza che è tra il Purgatorio e l’Inferno con solo porre a ragguaglio Catone con qual vi vogliate personaggio dell’Inferno; e vi accorgerete che in Catone ci è un sesto senso, che manca a tutti i dannati, il senso del divino, che illumina la sua faccia, ed acqueta e letizia il suo cuore. Ma il divino trasfigura, non cancella l’umano; ed il giorno in cui l’umano sará liquefatto innanzi al divino, in cui la forma fatta intangibile ed