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concezione del purgatorio 235


rato a quegli affetti e che Dante rappresenta si bene in quell’anima estatica, che tien gli occhi fitti verso l’oriente, assorta in Dio. La poesia qui dunque è lirica effusione di soavi affetti che ha la sua ultima espressione nel canto. Il canto è l’ultima idealitá del purgatorio, la parola che si scioglie nella musica, l’immagine che si fonde nel suono, l’anima individuale che vanisce nell’anima universale. I sentimenti delle anime purganti non sono del tale e del tale; sono un comune affetto, in cui s’incentrano tutti gli affetti particolari: la coscienza individuale si obblia in uno stesso spirito di caritá e d’amore. Quindi, in luogo delle «favelle orribili» che ci spaventano nell’inferno, il purgatorio risuona di salmodie: sono le diverse corde d’un solo strumento, che rendono un medesimo suono. Nell’inferno vi sono grandi individualitá, ma non vi sono cori; l’odio è solitario. Nel purgatorio non ci ha grandi individualitá, ma invece vi son cori: l’amore è simpatia, dualitá, un’anima che cerca un’altra anima. In quei canti niente di subbiettivo e di particolare: sono aspirazioni musicali, impeti di estasi, sfoghi di amore. La poesia a questa altezza accenna giá alla poesia del paradiso tutta musicale, nella quale, spoglia l’idea d’ogni veste terrena, l’immagine si evapora a poco a poco e vanisce nel sentimento. E giá una visione di paradiso hanno le anime nelle apparizioni degli angeli, che non parlano, né hanno niente di subbiettivo, forme volubili, eteree, che sorvechiano il senso: forme fluttuanti, tremolanti, come i sogni e le visioni, come vibrazioni sonore tremanti per l’aria, che ci dicono tante cose senza esprimerne alcuna.

Il purgatorio, come vedete, è un misto d’inferno e di paradiso, di dolore e di gioia, mezze tinte che sono ancor nelle pene e nel luogo. Le pene ora sono rappresentazione del peccato, ed ora della virtú a lui contraria. Il luogo è una montagna ripida, che quanto si monta piú su e piú si fa agevole e va a terminare nel paradiso terrestre, dove l’anima giunge rifatta bella, nello stato antico d’innocenza. E come le anime piangono e cantano, cosí la montagna è svariata di luoghi alpestri e di fiorite piagge.