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228 secondo corso tenuto a torino: lez. vii


equivoco, padre immediato d’un sublime che ha formato l’ammirazione di cinque secoli. Né questo è giá un ideale d’amor filiale, un alto sentimento morale, al di lá di un fanciullo. I figli veggono il padre mordersi le mani, ed ignorano il cuore umano e le nostre passioni, e giudicando da sé credono sia per fame. Il primo grido che la natura ci mette in bocca è: — Padre, non fare: non ci dare tanto dolore — ; grido seguito immediatamente da un altro che lo comprende: — O se vuoi, mangia di noi, toglici la vita. — E quel «misere carni» ti mostra che quei fanciulli che da due giorni non mangiavano, sentivano giá dissolversi la loro esistenza e mancare la vita. Lo strazio cresce ancora: il padre è in una violenta compressione, ma non i fanciulli che si manifestano schietti, e non si accorgono che uccidono il padre, che ogni loro atto è una pugnalata al suo cuore. «Padre mio! che non mi aiuti?» domanda un fanciullo. Egli credeva che il padre potesse aiutarlo! E questa scena si ripete ogni volta, e Ugolino si vede cascar dinanzi ad uno ad uno i figli. Il padre non crede che uomo possa patire mai tanto dolore e teme di non essere creduto da Dante, e sente il bisogno di ricorrere ad un’energica aflermazione. Tutto questo v’intenerisce; ma Dante non perde mai di vista il suo personaggio; voi avete dimenticato quel teschio; ma Dante non l’ha dimenticato. Gli occhi di Ugolino si stravolgono e l’ultimo suono delle sue parole si confonde con lo scricchiolare del cranio sotto i suoi denti, forti nell’osso come d’un cane. Il pianto d’Ugolino divien furore: la pietá di Dante diviene indegnazione; e gli mette in bocca una nuova maniera di distruzione contro una cittá che avea posto a tal croce quegli innocenti fanciulli. Qui Dante cade nello stesso peccato che rimprovera a’ Pisani. — È una contraddizione — dicono, come se la contraddizione non fosse la logica del cuore umano. La passione è egoista ed intollerante; comprende se stessa e non comprende le passioni altrui. Sono passioni selvagge in tempi selvaggi; e questo rese possibile un inferno, di sotto dal quale ribollono tante passioni, una poesia sotto la quale vi è tanta storia.