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226 secondo corso tenuto a torino: lez. vii


lare, a imprecare, a piangere, a stracciarci i capelli; quel padre dovrá divorare in silenzio il suo dolore; dovrá porre sulla sua faccia quel velo, onde il pittore coperse [il capo] ad Agamennone innanzi al sacrifizio della sua figliuola; la tempesta che ha al di dentro dee tenerla chiusa al di dentro. Ma la tempesta dee trasparire; un uomo immobile e silenzioso non è un personaggio poetico; la poesia vi è quando, mentre il suo labbro tace, il poeta con le mezze tinte ci fa sentire che la sua anima parla. Ugolino destatosi sente piangere tra il sonno i figliuoli «e dimandar del pane». Costoro non sanno nulla di Gualandi e Sismondi, d’inimicizie e di tradimenti, che sono il fondo del sogno del padre: sentono fame e dimandano pane. Questo fatto cosí naturale viene esagerato dalla fantasia del padre. Pieno il capo del suo sogno, lo congiunge con quello de’ figli: morire e morir di fame, tale è la sua impressione. Ma non lo mostra; egli rimane immobile; il labbro tace, ma l’anima parla; il sublime è il modo onde il poeta lo fa trasparire. Quando noi siamo presi da una passione, vorremmo che tutti partecipassero al nostro dolore, e ci sa male, se camminando incontriamo indifferenti. Una madre del popolo, che teme ucciso il figliuolo, va correndo per le vie forsennata, chiedendo alla gente: — L’hai veduto? — , quasi tutti sapessero di chi parli o di che si affanni. Ugolino vede nel doppio sogno il velo del futuro squarciato, la sua agonia e de’ suoi figliuoli, tutta la storia che ne succede, e se ne commuove; e quando alzando gli occhi a Dante, che egli crede debba sentire le stesse impressioni, lo vede in atto piú di curioso che di commosso, egli sente l’impazienza e il dispetto d’un uomo che non si vede compreso. E quello «Ciò che al mio cor s’annunziava» ti mostra ciò che gli ferveva al di dentro nella immobilitá della persona. I suoi presentimenti si avverano; egli sente inchiodare la porta; e riman senza parola, «senza far motto». È egli questo un silenzio ineloquente? Che cosa si agitava nel suo cuore? Voi lo sapete, o signori; il suo labbro tace, ma il suo sguardo parla; il primo pensiero del padre fu rivolto a’ figli; quel silenzio riceve il suo commentario dall’occhio. Qui comincia quella lunga compressione, quella lunga violenza contro la natura, che vuole