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il canto di ugolino 22i


questo modo gli Ottentotti sono, se volete, i piú patriotti del mondo, ma permettetemi che io aggiunga i piú asini del mondo: è un’asineria patriottica ch’io non posso desiderare, se non a quelli che si contentano d’esser chiamati gli Ottentotti d’Italia.

Di altra natura è l’obiezione che mi è stata fatta fin dall’anno passato, e che sorge naturalmente nello spirito. Come Dante ha potuto concepire il Ugolino della Gherardesca, tanta passionata poesia in tanta durezza e freddezza di cuore simboleggiata nel ghiaccio? Per una ragione ben semplice, perché Ugolino non è il traditore. Storicamente egli è traditore e tradito; ma poeticamente egli è solo il tradito, ché la poesia non nasce qui dal tradimento ch’egli ha fatto, ma dal tradimento che ha ricevuto, dall’uomo tradito che racconta le sue miserie, dal padre che vede morirsi innanzi di fame i suoi figliuoli. Ben vi è il traditore, ma non è Ugolino; è quella testa che gli sta sotto i denti, che non dá un crollo, che non mette un grido, inanimata come un cranio di cimitero, l’ideale piú perfetto dell’uomo pietrificato, come Dante lo ha concepito, il Vanni Fucci de’ traditori. Ugolino è il tradito che la divina giustizia ha attaccato a quel cranio, come memoria vivente del suo delitto; né è solo il carnefice, esecutore di comandi a cui rimanga estraneo; il carnefice è qui lo stesso uomo offeso, che vi aggiunge di suo l’odio e la vendetta. Concezione che purga e trasforma il disgusto nell’orrore; né so se faccia piú orrore quella testa silenziosa o quell’uomo accaneggiato. Nondimeno l’impressione non è la stessa per tutti. Come al tempo del Metastasio vi erano principesse cosí delicate, che si sentivano svenire alla vista di personaggi che si ammazzassero in sulla scena; cosí ci ha cementatori di si tenera pasta, che innanzi a questo spettacolo si turano i nasi per non sentire il puzzo delle cervella e del sangue. Perché ciò? Perché nel lettore vi sono due impressioni, e nel poeta ve n’è una sola. Dante, dominato dall’orrore del fatto nel suo insieme, non si arresta alle cervella ed al sangue, che entrano come immagini confuse nella sua visione: «il teschio e le altre cose»; e quando Ugolino solleva la testa, e ci si scopre quel