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il canto di ugolino 2i9


Con questo mito concorda la storia biblica degli angeli che si ribellarono contro di Dio. Dove comincia la storia, ivi finisce l’inferno. Che cosa troviamo qui? Nell’ingresso del pozzo i giganti; nella fine Lucifero: mitologia e Bibbia si abbracciano, espressioni d’una sola idea. Nell’inferno l’azione è finita; i giganti sono incatenati. Lucifero è immane carname vuoto di intelligenza; non rimane loro altra poesia, che il gigantesco, il quantitativo, carne ammassata a carne, la carne come carne. I giganti dall’ombelico in su sono trenta gran palmi; la faccia d’uno è lunga e grossa come la pina di S. Pietro a Roma; Anteo è comparato alla Carisenda. Lucifero è lo stesso gigantesco triplicato; tre teste, sei braccia, grandi elle sole come un gigante: è la poesia della materia. Tra i giganti e Lucifero stanno i peccatori fitti nel ghiaccio. Le acque infernali corrono rumorosamente nelle regioni superiori, e si gittano con impeto in Malebolge, dove stagnandosi putrefanno. Qui ventate dalle ali di Lucifero si agghiacciano, s’indurano, e diventano un mare di vetro, entro il quale stanno i traditori contro i congiunti come Caino, contro la patria come Antenore, contro gli amici come Tolomeo, contro i benefattori come Giuda. Sono quattro gradazioni d’uno stesso delitto, a cui rispondono quattro gradazioni d’una stessa pena; è il movimento che va estinguendosi; è la vita che si va pietrificando a poco a poco. Dapprima essi possono esprimere le loro sensazioni; sentono freddo, e battono i denti «in nota di cicogna»; sentono dolore e piangono. Indi son tolte loro le lacrime; supini, le prime lacrime s’invetriano come «visiere di cristallo», riempiono il cavo dell’occhio, ed impediscono il pianto. Pure possono parlare; appresso, anche la parola è tolta, tutta la persona coperta dal ghiaccio onde trasparisce come «festuca in vetro». Non movimento, non lacrime, non parola: loro non rimane se non quello che è comune a tutte le cose, la positura del corpo.

Or come Dante tra questi esseri pietrificati ha potuto concepire il conte Ugolino? È una obiezione ragionevole. E poiché sono alla fine delle mie lezioni sull’Inferno, mi si conceda un’osservazione. I professori francesi annunziano talora d’aver rice-