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il canto dei simoniaci 203


a’ posteri: credete voi che ve ne sia orma qui, dove l’occasione era cosí tentatrice? Credete voi che egli vi parli qui della sua ambasceria e de’ suoi torti; che egli se la prenda corpo a corpo con Bonifazio VIII? Quanto vi è di personale il genio lo ha consumato, e la passione non serve che ad aguzzare, a rendere sensibilmente ingegnosa la sua fantasia. E cosí egli ha raggiunto piú sicuramente il suo scopo. Se non vedessimo che una contesa personale tra Bonifazio e Dante, noi rimarremmo stranieri a questa poesia. Ma no: sotto a’ fatti personali che interessano certi uomini e certi tempi, vi è qualche cosa di eterno, che non è uomo, ma è umanitá. L’individuo sparisce, l’orizzonte si allarga; e di sotto a Bonifazio esce il papato adultero delle cose sacre; di sotto a Dante esce l’umana coscienza che si rivolta. La collera di Dante diviene collera del genere umano, che d’anno in anno, di lettore in lettore, si tramanda e si aggrava sul capo del suo nemico.

Dove è ora la caricatura e l’ironia? Quando io veggo un difetto rivelarsi all’improvviso, io uso la caricatura. Quando io veggo un difetto che cerca mascherarsi, mi metto la maschera anch’io ed uso l’ironia. Quando veggo un difetto grave in sé e per le passioni, attraverso le quali io lo scorgo, che farò io? che fará l’artista? Quella maschera che altri si pone, l’artista gliela strappa dal viso, e lo mostra in tutta la sua nuda laidezza. Nel comico si dee palliare, imbellettare il difetto, perché non paia fuori il disgusto che tien sotto di sé. Nel serio la piaga si dee mostrare in tutto il suo marciume, il vizio in tutta la sua bruttezza. — E che? — mi direte — Bel modo è cotesto di trasformare il brutto, di renderlo poetico! Di questo passo voi giungete all’ultimo disgusto, all’ultima prosa. — Certamente. Tale è l’istinto dell’uomo dabbene, quando ha innanzi a sé un vizio che gli faccia orrore: lo smaschera e lo infanga. Certamente. Voi dovete condurmi il vizio infino all’ultima prosa, ed è da quest’ultima prosa che dee scaturire la poesia. Io vi potrei dire: — Egli è dalla estrema negazione che scintilla l’affermazione. — Ma io non voglio usare forme filosofiche, vi voglio parlare pianamente. Ditemi: — Non è egli vero che spesso dal-