Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/208

202 secondo corso tenuto a torino: lez. v


Che è questo? Da quando in qua Dante ha cominciato un canto con un’apostrofe, con tanta veemenza di parole? Che è avvenuto che egli non ha preso ancora la penna ed è giá si caldo? Qualche cosa dee preesistere nel suo animo che spieghi questo scoppio di collera senza preparazione visibile di antecedenti. Egli è che Dante non ha innanzi a sé un vizio astratto, come baratteria, furto, ecc.; la simonia non è per lui un’idea generale; in quella simonia vi sta un grande odio, il papato, pietra di scandalo in quel tempo, e vi sta un gran sogno, l’impero romano rifatto con Roma a capitale ed a suo giardino l’Italia, e vi sta l’ambasciatore schernito, il partigiano sconfítto, e libertá e patria e famiglia perduta.

Quando si gitta gli occhi cupidi su di alcuna cittá, si comincia dal dire che si vuole proteggerla; i Romani furono i protettori gratis di tutti i popoli. Bonifazio volle anch’egli proteggere Firenze, e vi mandò Carlo di Valois, il quale la protesse si bene, che levata in armi la plebe, oppresse il partito di Dante e tenne per poco il potere. Dante era stato mandato ambasciatore a Roma, appunto per disviar queste trame; ma il gran poeta non era un gran diplomatico e si lasciò infinocchiare da Bonifazio, e lusingato da vane promesse un bel mattino si svegliò senza libertá e senza patria. E qui, in questo canto, vien la sua volta: Bonifazio gli sta sotto i piedi, ed in Bonifazio vi è Bonifazio e il papa e il papato, e vi è la sua patria il suo partito il suo esilio: vi è tutte le passioni che han scaldato mai petto di uomo. Qual è il potere che le passioni hanno esercitato sul suo genio? Le passioni illuminano il genio; ma anche l’offuscano. Lo illuminano, quando sono semplici stimolanti: svegliano la fantasia, scaldano il cuore, avvivano la mente. L’offuscano, quando l’artista vi stagna entro, quando parlando al cospetto del genere umano vi caccia fuori il suo piccolo «io»; quando delineando con l’ardita mente cielo e terra non sa purgare ed idealizzare le sue passioni. Oggi siam caduti ben basso: non ci è cosí minimo torto personale, che tosto non ne parliamo con tutti, e non gonfiamo le gote e facciamo un appello all’Europa. Dante avea ben altre passioni, e ben piú cocenti e ben piú degne di passare