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i86 secondo corso tenuto a torino: lez. iii


I dannati di Malebolge sono difettosi senza coscienza, a cominciare da’ diavoli, esseri tra l’uomo e la bestia, in cui i difetti sono ciechi e istintivi. Nel canto XXII essi si mostrano rissosi, feroci, abbietti, vanitosi e ciò non per via di descrizione o di ritratto, ma per via di azione: l’anima è calata interamente nel fatto. Con costoro si rassomiglia tutto ciò che è plebe in Malebolge, i ladri, i truffatori, i barattieri, ecc., ne’ quali il vizio e la bassezza è cosí connaturata e parte di sé, che non se ne accorgono piú. Cosi Niccolò III ha una cosí ferma persuasione della sua grandezza di papa, che crede con la miglior buona fede che Dante sia sceso nell’inferno a bella posta per veder lui; e Sinone e maestro Adamo si ricambiano pugni e villanie con la serietá di due dottori che disputano intorno al salasso, con una passione, con un interesse, con un crescendo di contumelie. Dante ha voluto rappresentare in essi la bassa plebe, l’infimo grado del comico, la buffoneria. Mettete di rincontro due giovani male allevati e di poco spirito: — «Tu sei un asino», — dice l’uno, e l’altro che non sa trovare una risposta pronta, rimanda la stessa parola con qualche aggiunta o accrescitivo: — «E tu sei un asinone.» — «Non tanto quanto te.» — «Guardati prima in faccia», ecc. — Tu dicesti il falso in Troia, grida maestro Adamo, e Sinone:

                                         Se io dissi falso, e tu falsasti il conio
[.   .   .   .   .   e son qui per un fallo,
E tu per più ch’alcun altro dimonio.]
     

Aggiungete i giuochi di parole, quand’uno non sapendo rispondere alla cosa si appiglia alla parola, e quel rispondere ad una osservazione giusta con una impertinenza o con un pugno.

                                         Ricorditi spergiuro del cavallo
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .
E sieti reo che tutto il mondo saffo.
     A te sia rea la sete [onde ti crepa.
Disse ’l greco, la lingua, e l’acqua marcia.
Che’l ventre innanzi gli occhi sf t’assiepa.]