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i cavalcanti i65


— Esclamazioni che rendono palpabili quell’eterno credere e discredere, quando la ragione dice di no ed il cuore risponde di si: ed il primo atto del padre è un sospettare, un volgere intorno lo sguardo,

                                    .    .    .    .    .    .    .    .    come talento
Avesse di veder s’altri era meco;
     

e quando i suoi occhi lo assicurano che non è quello che giá stimava incredibile; questo padre piange, perché il suo cuore vi credeva, di dover rinunziare alla sua illusione. La situazione fin qui è tenera ma calma; una parola equivoca di Dante la innalza al suo piú alto grado di affetto. O piuttosto non è gradazione, è mutazione: Dante non conosce quello che oggi si chiama analisi di sentimento: il sentimento egli lo esprime d’un tratto, e quando passa innanzi non è lo stesso sentimento graduato e riprodotto che sgorga dalla sua fantasia, ma un nuovo fatto, un nuovo sentimento. Gli equivoci sono facili a nascere, quando chi parla e chi ode sono in diversa situazione d’animo. Quando Dante nomina Virgilio e appresso Guido, la fantasia lo conduce a’ tempi delle gare giovanili, e può egli cosí bene adoperare un verbo passato; ma quel verbo ghigne all’orecchio del padre nudo delle idee che lo spiegano, e significa: — Vostro figlio fu, il vostro Guido è morto — . Alla improvvisa notizia succede un movimento istantaneo di ansietá nel suo animo, che si rivela in uri movimento parimente istantaneo del corpo; stato fino allora in ginocchio si drizza subito in piè. E notate maestria di verso: il drizzarsi e il gridare è espresso come una sola azione avvenuta nello stesso tempo. E vienmi qui in taglio di far qui un’altra osservazione, minuta forse, ma nel minuto è la finitezza dell’arte. L’accento del verso italiano, oltre alla sesta, cade sulla quarta e l’ottava; e quando è trasposto sulla settima o nona sillaba, nasce un’armonia innaturale, e colui che recita non può andare spedito e dee far pausa piú del soverchio sopra un accento, che si trova fuori dell’ordinaria legge della misura: questi versi son detti danteschi e riescono mirabili quando son fatti a disegno.