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uno de’ priori; quando i priori per sopire le nascenti discordi» credettero bene di mandare in bando Corso Donati e Cavalcanti, giudicando cosí facile di estirpare un partito come di mandare in esilio. Dante dovè sottoscrivere la sentenza che condannava al bando il primo de’ suoi amici, com’ei lo chiama nella Vita Nuova. L’esilio fu mortale a Guido: infermato gravemente per il cattivo aere, fu richiamato in patria, ma era giá troppo tardi, non sopravvisse che soli due mesi. E quando quattordici anni di poi, poco piú, poco meno, non monta, Dante ponea mano alla Divina Commedia, qual è l’anno in cui egli suppone di aver fatto il viaggio per il regno invisibile? L’anno in cui fu sbandita Guido, l’anno in cui mori, e l’anno insieme in cui arsero i civili odii, e l’anno del suo priorato, principio di tutte le sue sciagure, il 1300, primo anno d’un secolo col quale sono collegate tante glorie italiane.

E vedete qui in questo canto decimo con le crudeli rimembranze degli odii cittadini congiunta la mesta memoria dell’amico moribondo. «Chi fûr li maggior tui?» E la risposta: — Alighieri — che tanta ira destò in Farinata, dovea produrre una diversa impressione in un altro che gli giaceva accanto: era il padre di Guido. Al nome Alighieri egli leva la testa cercando con gli occhi non Dante, ma il suo figliuolo, non supponendo che, amici indivisibili in terra, potesse Dante trovarsi vivo nell’inferno se non in compagnia del suo Guido.

                                    Mio figlio ov’è? e perché non è teco?      

Quante rimembranze dovette questo verso destare ne’ contemporanei di comuni gioie e di comuni dolori! e l’altro versa che è in bocca di Dante:

                                    Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno,      

che ricorda tutta un’etá di gare letterarie nella quale i giovani sgombri ancor l’animo di ire di parte disputavano di Virgilio e