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Dante fin qui ha scolpito: la parola emula dello scarpello [ingrandisce] oltre al naturale le proporzioni. All’evidenza dello scarpello succede ora l’evidenza della parola: la statua parla.

£ egli bisogno che per intendere le sue parole io vi parli di guelfi e ghibellini? che io vi descriva la battaglia di Monte aperto? che io vi dica i particolari del consiglio, nel quale i suoi partigiani resi ebbri dalla vittoria Farinata dissuase dal distrugger Firenze? Voi potete ignorare che sia guelfo e ghibellino e comprender Farinata; voi potete ignorare ancor, se vi piace, quale sia stata la patria di Farinata, e voi potete comprenderlo, perché l’ideale qui rappresentato in Farinata ncm è il fiorentino piuttosto che il mantovano ma il cittadino, e non è il ghibellino piuttosto che il guelfo ma il partigiano; perché la sua grandezza non risulta qui dalla natura delle sue opinioni alle quali non è minima allusione, ma dalla calda passione con la quale egli ama il suo partito quale esso si sia1.

Farinata è coricato in sul letto rovente, com’egli lo chiama, ed ecco giungere a lui una voce, la voce viva d’un uomo, e d’un uomo toscano; ed eccolo ritto in piè:

                                         O Tosco che per la cittá del foco
[Vivo ten vai, cosí parlando onesto,
Piacciati di ristare in questo loco.

     La tua loquela ti fa manifesto
Di quella nobil patria natio,
Alla qual forse fui troppo molesto.]
     

Farinata comincia dal comparirci bello, non possiamo dire ancora: — Egli è una grande anima — , ma possiamo giá dire: — Egli è una bell’anima. — Un uomo toscano, la favella del suo paese, la sua Firenze, queste care ricordanze rammorbidiscono quella fiera natura, e le sue parole sono mansuete e gentili ed egli si sente migliore e come purificato delle sue passioni e sente



  1. [Nel ms. è segnato a questo punto in parentesi: «Parte generale - Carattere di Farinata».]