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i50 primo corso tenuto a torino: lez xxi


egli si avviene in Francesca da Rimini, il costei caso è tanto pietoso che non gli concede facoltá di pensare ad altro; ma al secondo passo che ei fa nell’inferno, non appena s’incontra in un uomo insignificante, in Ciacco, quale è la prima domanda che egli fa? Quale è il primo bisogno che egli sente? Di aver notizie di costoro, di sapere ove sono, d’imparare a conoscerli:

                                         Farinata e il Tegghiajo, [che fûr si degni,
Iacopo Rusticucci, Arrigo e ’l Mosca,
E gli altri, ch’a ben far poser gl’ingegni.

     Dimmi ove sono, e fa ch’io li conosca,
Ché gran disio mi stringe di sapere
Se ’l ciel gli addolcia, o l’inferno gli attosca.]
     

Il primo di questa lista ed il piú grande è Farinata, e Farinata è il primo nel quale noi c’incontriamo. Come giunge il poeta nel cerchio degli eretici, volge lo sguardo intorno desideroso; sapea Farinata seguace di Epicuro, spera di ritrovarlo colá, ma rimane deluso: nessun uomo, solo tombe scoperchiate.

                                         La gente, che per li sepolcri [giace,
Potrebbesi veder? giá son levati
Tutti i coperchi e nessun guardia face.]
     

Domanda in apparenza generale, la cui sostanza non è in quello che è espresso ma in quello che è sottinteso, che tace il labbro e che esprimono gli occhi; e Virgilio lo guarda e lo indovina:

                                         .    .    .    .    .    .    .    .    .    Satisfatto sarai tosto,
Ed al disio ancor che tu mi taci.
     

E mentre Dante pronunzia una risposta mezza tra la scusa e la cortesia, ecco un suono uscire improvviso da una delle arche, e Virgilio gridare: