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i40 primo corso tenuto a torino: lez xx


distinzioni sistematiche; le epoche storiche mal si misurano col solo compasso metafisico: il sentimento vuoto di desiderio, vuoto di corpo, degenera, come è degenerato, massime presso i francesi, in vacue sottigliezze, in declamazioni rettoriche, in analisi anatomiche. Gloria di Dante è stata d’averci mostrata intera la passione, desiderio intenso e pieno di voluttá, ma innalzato a sentimento, ma reso verginale dal velo che la natura stessa suole insegnare all’amore, dal velo della verecondia.

Francesca niente dissimula, niente ricopre; e chiama «bella persona» quello di che s’invaghí Paolo; e chiama «piacere» il sentimento che ancora non l’abbandona; e quando Paolo «la bocca le baciò tutto tremante», credete voi, o signori, che la carne di Paolo tremasse per paura? Ma insieme con questo trovi un sentimento che purifica ed un pudore che rivergina: talché a tanta gentilezza di linguaggio mal sai discernere se ti sta innanzi la colpevole Francesca o la ingenua Giulietta.

Chi è Francesca da Rimini? La Francesca di Dante è la Francesca della storia? Che cosa ha serbato il poeta, che cosa ha alterato della sua sembianza storica? Vane dispute queste: delle quali chi ha minimo senso di poesia se ne ride. Vi è una regione poetica la quale ci apparisce e sparisce in certi momenti ideali della nostra vita, quando vediamo tremolar nello.spazio una serie di giovani ed infortunate beltá che si tengono per mano, Giulietta ed Ofelia e Desdemona e Clara e Tecla e Medora, e Virginia ed Atala, ed Ermengarda e Silvia; giovinette immortali le quali godono una vita più salda e piú sicura e piú reale che non tutte le donne storiche realmente vissute; poiché l’ariditá della cronaca e la gravitá della storia toglie a queste tutta la vita intima, ed elle stanno come in lontananza da noi, e le vediamo in piazza e non le conosciamo in casa, e sappiamo le loro azioni ed ignoriamo il loro cuore, laddove con le altre ci sentiamo a fidanza e quasi dimestichi e familiari; ed elle ci si porgono amabili, e con un caro abbandono ci rivelano tante riposte gioie, tanti arcani dolori. Differentissime per qualitá accidentali, elle si rassomigliano tutte per un comun fato e per una comune natura; niente è in loro che resista, che reagisca,