Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
i34 | primo corso tenuto a torino: lez xix |
Vedi [come si storce e non fa motto] |
noi immaginiamo l’animo eroico di Bruto che serba la sua incrollabile fierezza anche nella bocca di Lucifero; e quando dice:
E per dolor non par [lagrima spanda], |
ben ravvisiamo l’aspetto reale d’un magnanimo, di Giasone, che sappiamo distinguere dalla vii turba in mezzo a cui si trova, di mezzani e di seduttori, di frustati e di frustatori. Questo che in Dante è un momento appena osservato è il tutto nelle sue imitazioni, serie d’individui che appariscono e spariscono, di cui non sopravvivono che alcuni tratti felici, come:
Primo pittor delle memorie antiche. Un gran delirio che chiamò sistema.] |
Né eccettuo le Notti romane; ma le muse furono avare de’ loro doni coll’economista, col cittadino, con l’uomo dabbene; ed il Verri non sapendo cogliere la veritá spesso l’ha caricata ed esagerata: non sapendo farla bella l’ha fatta ricca.
La preminenza della poesia dantesca è ne’ personaggi principali di cui raro è che alcun canto sia del tutto senza. Ne’ cerchi degl’incontinenti è punita la lussuria, la gola, l’avarizia, l’ira e l’accidia: di questi peccati ce ne ha alcuni cosí abbietti, che ei non si può concepire come si possano rappresentare altro che comicamente; e certo il goloso, l’avaro, l’accidioso sono tipi comici conosciuti, da’ quali Molière, Goldoni ed altri hanno saputo cavare eccellenti effetti. Dante non lo ha fatto; sapeva egli farlo? Vedetelo nel Purgatorio: ivi troverete Belacqua poltrone, dagli atti pigri e dalle corte parole, che guarda capo in giú tra le gambe, piú negligente «che se pigrizia fosse sua sirocchia»: ivi troverete tra i golosi un papa, che sconta col digiuno le saporite anguille di Bolsena, delle quali si mostrò ghiotto in vita. Ma qui tutto è serio; il comico giace nel fondo