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vari elementi nel canto iii i33


è l’ideale fatto uomo l’ultimo giorno della creazione. La statua ha il suo corteggio obbligato, esseri secondarii che fanno cerchio al protagonista, e de’ quali alcuni esprimono a frammenti quella idea che intera esprime il personaggio principale. Guardisi il pittore di dare attitudini troppo scolpite, guardisi il poeta di dar rilievo e colore a queste figure secondarie; dar rilievo a tutto, come fanno i cattivi declamatori, è dar rilievo a niente; e spesso non vi è cosa che abbia maggior significato quanto il sapervi mostrare una figura insignificante. Il che va detto a’ superstiziosi di Dante che vanno pescando in ciascuna sua sillaba un senso riposto, come coloro che nelle liste d’eroi posti in Limbo fantasticano non so quale sistema di stirpi antiche. Il significato di queste liste è di non aver nessun significato; serie di nomi, come se ne trova in buon dato presso tutt’i poeti epici, a cominciare dal vecchio Omero; serie di nomi che sono come i contorni, il fondo e le ombre di un quadro, o come nella natura l’indeterminato spazio celeste, in mezzo alla cui indifferenza spiccano la luna e le stelle. Nondimeno il poeta può e dee, veggendosi passare davanti queste facce insonnate, segnarne qualcuna in fronte che tutti la riconoscano; tocca e passa; il permanente colto in una sola pennellata. Di questi tratti ce ne ha molti in Dante, ed alcuni proverbiali. (Esempii):

                                    Cesare armato [con gli occhi grifagni.]

[Vidi] il maestro [di color che sanno.]

Il signor dell’altissimo [canto]

[Eli’ è] Semiramis, [di cui si legge
Che succedette a Nino e fu sua sposa.]

E per dolor non par lagrima spanda.

Vedi come si storce e non fa motto.]
               

Tratti talora sublimi, quando in un gesto trasparisce tutto un carattere, tutta una vita; e cosí quando il poeta dice: