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96 primo corso tenuto a torino: lez. xiv


non ha ancora alcun significato, e per successivo digradare va a terminare nel brutto. L’indifferente e il brutto sono due estremi. L’inerte, l’indifferente è vuoto di significato: e per rispetto all’idea è tutt’uno che sia o non sia. Il brutto può divenire oggetto di poesia per rispetto all’idea che vuole rappresentare il poeta. Ma l’inerte sotto il punto di vista morale é lo spirito che non ha coscienza del suo spirito: per elevarlo a poesia converrebbe idealizzarlo, dargli un significato. Ma questo distrugge l’idea dell’indifferente: perché dal momento che significa alcuna cosa, non è piú tale, cessa di esserlo. E tuttavia può ricevere una grande poesia dall’impressione che fa verso chi lo contempla: una grande poesia di sublime negativo: che è piú alto ancora che tutti gli altri generi di sublime. Questo è sempre una vasta concezione che vi getta nell’idea dell’infinito: è una immagine che è inadeguata al concetto. Ma qui il concetto e l’immagine sono spariti: non vi rimane che il nulla, il vuoto. Tale è il sublime de’ poltroni di Dante. L’inerte per sé non offre che uno spettacolo vile ed abbietto. Ma l’impressione che esso vi lascia è qualche cosa di sublime. Voi sentite da principio:

                                         Diverse lingue, orribili favelle,
Parole di dolore, accenti d’ira,
Voci alte e fioche e suon di man con elle.
               

Quando noi immaginiamo una cagione grande e sublime, una grande pena per cui quei peccatori debbano mandare si alti lamenti, voi udite che non son altro che punture di mosche e di vespe le quali fanno rigare il loro corpo di sangue che si mescola colle loro lagrime. E per dare un’idea piú compiuta del vile e dell’abbietto fa lampeggiare l’immagine del verme, che è l’ultimo anello della creazione, quello che noi calpestiamo. Volete vedere innalzarsi il poltrone ad una poesia di sublime negativo? Ponete vicino a questi uomini che non furono mai vivi, un uomo che ha anima, sentimento e dignitá di uomo, che ha vita, passioni, pensieri: e quando gli si affaccia lo spettacolo della morte dell’anima in un corpo che è ancora vivo,