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94 primo corso tenuto a torino: lez. xiv


                                         Qui le strascineremo, e per la mesta
Selva saranno i nostri corpi appesi.
Ciascuno al prun dell’ombra sua molesta.
                                                                 Canto XIII
               

Dove è qui traccia di elemento didattico, delle spiegazioni a cui la teoria scientifica doveva condurre il nostro poeta? L’elemento scientifico è gittato per incidenza in un verso: «che non é giusto aver ciò ch’uom si toglie». Ma il concetto diviene poesia perché Dante ne ha fatto un individuo, l’anima del suicida che racconta la propria storia dal punto che si è separata dal corpo fino al giudizio universale: perché qui non vi è pensiero ma azione. E quale azione! Non sentite voi una forza straordinaria di stile in questa narrazione? una vigoria insolita, un’efficacia d’affetto straordinaria? Le parole medesime sono molto comprensive ed indicano una quantitá di idee accessorie. Nel «disvelta» si sente non solo la separazione, ma la violenza e lo sforzo contro natura: nella parola «balestra» non solo il cadere, ma l’impeto con cui cade: nella parola «finestra» si sentono i sospiri ed i lamenti, ed il pianto che esce fuori per quel varco. Onde questa vivacitá nella spiegazione della pena, mentre in altri luoghi è lucido naturale, ma senza veemenza d’affetto? Perché qui è il suicida che parla: e narrando la storia dell’anima, narra la sua ne’ momenti che han lasciato in lui maggiore impressione. Nella immaginazione di Pier delle Vigne vi è sempre l’«io» presente: e finalmente s’immedesima talmente con quell’anima, che mescola sé alla terza persona: «Come l’altre verrem per nostre spoglie». Quando poi si presenta il momento di vedere spenzolati i loro corpi agli alberi della selva, tutto ad un tratto alle brillanti immagini succede una cupa mestizia:

                                         Qui li strascineremo e per la mesta
Selva saranno i nostri corpi appesi.
               

«I nostri corpi» è un plurale che presenta la cosa in confuso: ma egli tra que’ corpi vede il suo proprio, e sente il bisogno di singolarizzarlo: «ciascuno al prun dell’ombra sua mo-