Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/11

6 la poesia cavalleresca

sposa, che s’innamora del cognato, che soggiace alla sua passione; opera, sente, vive, è un soggetto drammatico. Dante non la rappresenta operante e vivente, ma morta, nell’inferno, fra’ supplizi; essa narra il passato, ma il passato ritorna in lei modificato dal presente. La situazione dantesca è uniforme e limitata; l’individuo è morto, è giudicato, è ito all’altro mondo. Immaginatevi una rivoluzione: alcuni tengono per una parte, altri per un’altra. Succedono fatti molti, lotte, battaglie: finalmente giunge lo scioglimento; alcuni di quelli che hanno combattuto vanno al patibolo, altri in carcere, altri sono fatti ministri, sono applauditi, stanno nella reggia beati de’ sorrisi del sire. Chi, trasandando tutto il periodo della lotta, rappresentasse solo quest’ultimo momento, farebbe quello che ha fatto Dante. Manca in lui tutta la tela delle azioni dell’individuo. Questi sono i limiti del contenuto dantesco.

Gli elementi d’una poesia sono le forze che spingono una società od un uomo ad operare. Una società od un individuo opera perché spinto da una passione o da una opinione. Anche queste debbeno esser rappresentate dal poeta. Dante come non rappresenta le azioni cosí non ha rappresentato neppure le passioni e le opinioni; ce le mette innanzi non quando spingono o trattengono l’individuo dall’operare, ma quando sono giudicate dal paziente o dallo spettatore. I due elementi della vita interna di Francesca da Rimini sono la passione, l’amor suo per Paolo, e l’opinione che questa passione sia colpevole, che spiaccia a Dio. Dante non ce li rappresenta quando agiscono, ma separatamente. Ha preso l’amore, l’ha staccato, ne ha fatto un ente astratto. Francesca dice:

Amor che a cor gentil ratto s’apprende
Amor che a nullo amato amar perdona.
La passione non è più vivente ma considerata astrattamente; la forza è trasformata in idea. L’opinione che ritiene Francesca dall’amar Paolo è il dovere. Dante non la considera quando è drammatica, ma ne fa un concetto teologico, un tema su cui