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lo stile 129

che fa sull’individuo. In questo senso può dirsi che lo stile è l’uomo, come lo stile di Dante o del Petrarca. L’impronta individuale non dee però offendere le cose nella loro verità.

Notavo tre specie di stili: stile naturale, che ha in mira l’espressione delle cose nella loro natura; stile sociale, che guarda principalmente al colore del tempo; stile individuale, che prende qualità dallo scrittore. Questi diversi stili non sono che tre lati di un solo e medesimo stile, le parti necessarie a formare il tutto. Una sola di queste parti non ti dà la cosa nella sua integrità, l’è una mutilazione. Dicevo che due difetti capitali erano la mutilazione e la esagerazione, il meno o il più del vero, ciò ch’era proprio degli scrittori aridi o ampollosi. Non biasimavo meno le digressioni e le parentesi, tutto quello che si suol chiamare un fuor d’opera, fuori della cosa.

Venendo alle qualità dell’espressione, dicevo che la nota fondamentale dello stile è la chiarezza, cioè a dire la visione immediata della cosa, come in uno specchio. Stile terso o limpido non sono che gradi della chiarezza. L’eccellenza dello stile è in questo trapasso dello spirito nella cosa, senza che ci sia niente di mezzo che oscuri o alteri la visione. Questo io chiamavo trasparenza dello stile. La chiarezza ha per sua compagna la semplicità, che è la cosa nella sua apparenza immediata, nella quale si acqueti lo spirito. Lo splendore della chiarezza è l’eleganza, la quale perciò non è convenevole, quando non sia richiesta dalla natura delle cose o dal colore del tempo o da altre condizioni particolari. «Ciò che luce sempre, — dicevo io, si arrugginisce e invilisce.» La chiarezza sta nella quantità e qualità degli aggiunti o accessorii intorno all’idea principale. Dicevo che ciascun argomento dee avere il suo protagonista, com’è in un quadro, visibile in tutte le parti. Illustrai il simplex et unum di Orazio. Questa unità di disegno doveva determinare le idee che possono entrare nell’argomento. Ma ciascuna di queste idee era a sua volta un protagonista, circondato e illuminato da idee necessarie e accessorie. Di qui cercavo il fine e il contenuto del periodo. Non volevo lo stile a singhiozzi, ch’era spesso una mutilazione; ma non volevo neppure lo stile periodico,

9 — De Sanctis, Memorie - i.