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Sanfedisti, nome nuovo e illustrato in Napoli dal cardinale Ruffo, e opposto al vecchio nome degli avversarii, a’ Carbonari. La libertà era per lui «la prediletta figlia del demonio e la nemica dei popoli». Tagliato all’antica, nemico di novità, tutto cerimoniale ed etichetta: senti colà dentro il nobile e il prete.

Carlo era quasi in tutto il papà. Concepiva allo stesso modo libertà e patria. Sonetteggiava, traduceva in verso. È sua una traduzione dall’inglese e un’altra dal francese, attribuite a Giacomo. Continue dispute tra lui e Giacomo, maggiore di un anno, le cui opinioni intorno alla libertà e alla patria, derivate da’ classici, erano una stonatura in famiglia.

Giacomo, di complessione debolissima, così mal costrutto, richiedeva cure molte e delicate per la sua educazione. Ma fu lasciato fare e parve un prodigio quando a quattordici anni diè pubblico esame di rettorica e filosofia. Non si capì che per formare lo spirto bisogna formare il corpo, e che gli studi troppo precoci ammazzano. Certo, dové più incurvargli il dorso quello starsi giorno e notte piegato a trascrivere, né gli poté far bene allo stomaco, né alla vista. E i suoi mali cominciarono appunto dallo stomaco e dalla vista.

Non è dunque maraviglia che a diciotto anni non era ancora ben formato e pareva un fanciullo, ed era trattato come fanciullo, e prima dal padre. La stessa servitù non gli aveva l’ossequio dovuto, il castaldo gli rispondeva con una cert’aria da fargli capire che non era ancora uomo. I suoi pari, i giovani patrizii, lo chiamavano il misantropo, il filosofo, il gobbo, e quando, pieno il capo di libri, e così distratto ed a capo basso, usciva a passeggiare, i monelli gli davano la baia.

Cresceva adunque Leopardi senza maestri e senza compagni e senza amici, solo e chiuso in sé, incompreso, meschino, tra l’ironia e lo scherno, lui che, leggendo Virgilio, «andava del continuo spasimando, e senza avvedersene, lo recitava cangiando tuono quando il si convenia, e infocandosi, e forse talvolta mandando fuori alcuna lagrima».

Quel suo ambiente domestico e paesano cosa doveva parere a lui, che abitava già in ispirito tra le grandi figure dell’anti-