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vii. 1817 - progresso letterario | 51 |
Lo scolare allegro e ingegnoso, che dava di gran pugni al fratello Carlo e canzonava il maestro, e foggiava poetici scherzi, divenendo adulto acquistò una formidabile chiarezza del suo stato. Più si allargava il suo orizzonte e s’ingrandivano i suoi ideali, e più sentiva la pressura del piccolo e prosaico ambiente, in cui era nato.
La sua vita fino a questo tempo fu tutta menata a Recanati.
Ascoli è tondo e lungo è Recanati. |
Immaginate una strada lunga con alcune vie traverse, e poi monte Morello, il sobborgo, dove tra parecchie case patrizie primeggia casa Leopardi, di antica architettura.
Nei mezzanini è la biblioteca, e la stanza con alcova, dove alcun tempo dormirono i due fratelli. Passarono poi su al primo piano, ove anche oggi si vede la camera di Giacomo. Lì è ancora il suo letticciuolo di legno, e una coltre di color giallo sbiadito, e il cassettone, e il piccolo armadio, e alcune seggiole, e qualche quadro di armenti, memoria di una vita passata fra tanti studi.
Al primo piano e nell’anticamera vedi una statua di soldato armato all’antica e con una lancia irrugginita in mano: ti par d’entrare in un castello feudale. Trovi appresso sale ampie, con mobilio antico indorato e fregiato, e le pareti tappezzate di damasco, con grandi specchi a cornici indorate. Il padre, Monaldo, con quei calzoni corti, e la madre nata marchesa Antici, una famiglia antica di colà, compivano l’illusione. Casa e gente del secolo passato.
Monaldo, uomo coltissimo, autore di parecchie opere dimenticate, alle quali la Civiltà Cattolica aveva profetato l’immortalità, era retrivo e papalino, e si dice anche della setta dei