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VII
1817
PROGRESSO LETTERARIO
La traduzione del secondo libro dell’Eneide è preceduta da alcune parole, che si possono chiamare il testamento del giovane Leopardi.
Siamo ancora in pieno purismo.
Udite questo periodo:
Sporti a parte a parte, come abbia io adoperato per venire all’intendimento mio, e le leggi che mi sono parute da osservare, disutil cosa sarebbe ed anzi nocevole che no, avvenga che, se e’ parratti che non indarno io siami faticato, la traduzione istessa tutto ti mostrerà, troppo meglio che non potrei qui far io, e se l’opposito addiverrà, nuocerebbemi che tu sapessi come io conoscendo il modo di ben tradurre Virgilio, l’ho poi tradotto male.
Già è un periodo faticosamente costrutto. Ma, emendato anche, si può citare come modello di pedanteria in un purista. Ci si vedono studi di lingua appena incominciati e frettolosi.
Pure, questo modo di scrivere gli procacciò riputazione in quel tempo che tutto era padre Cesari; e l’Accademia di Scienze ed Arti di Viterbo gli mandò il diploma di socio nella sezione intesa a promuovere gli studi di lingua.
Ma il nuovo socio andò subito innanzi, e i suoi vecchi colleghi rimasero lì. Perché il giovane alcuni mesi dopo rifiuta que-