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IV
1815
GL’«IDILLII» DI MOSCO
Il primo che gli capitò sotto fu un monsieur Poinsinet de Sivry, membro, niente meno, dell’Accademia di scienze e lettere di Lorena; traduttore in versi francesi di Anacreonte, Saffo, Mosco, Bione, e altri poeti greci.
In quel medesimo anno il giovine traduceva gl’idillii di Mosco e la Batracomiomachia, aggiungendo due discorsi intorno agli autori.
Il commentarius diviene discorso. Trovi il cementatore grecolatino in veste italiana. Quel suo latino, tanto predicato e da così valenti, non fu potuto pubblicare né in Roma, né altrove; miglior fortuna ebbe il suo italiano. Discorsi e versioni furono pubblicate dallo Stella nello Spettatore, e questo valse a spargere il nome del giovane assai più che non quel latino indirizzato a un cerchio ristretto di eruditi.
A leggere il discorso sopra Mosco ti ricordi il De vita et scriptis di Ermogene o di Frontone. È un’altra rovina che il giovane vuol disseppellire. Di Mosco è rimasto solo poco più che il nome, soverchiato dalla maggior fama di Teocrito. Chi sia, di che paese, di che tempo, e che cosa abbia scritto, di tutto questo non si ha notizia certa. Vedi occasione magnifica a un De vita et scriptis. E il giovane fruga e rifruga, e raccoglie grande quantità di citazioni e di testimonianze.